L'addio al gentiluomo Morotti
Tanti ex giocatori, pure Stromberg

È stato il giorno dei funerali di Franco Morotti, l'ex dirigente di Atalanta e Alzano stroncato lunedì da un male incurabile nella sua casa di Alzano. Tanti ex giocatori, capitanati da Stromberg, e dirigenti per l'addio a un vero gentiluomo.

È stato il giorno dei funerali di Franco Morotti, l'ex dirigente di Atalanta e Alzano stroncato lunedì da un male incurabile nella sua casa di Alzano. Piazza Italia, davanti alla basilica, era gremita già prima dell'arrivo del feretro. Tanti gli ex giocatori, dirigenti e allenatori per l'addio a un vero gentiluomo.

Si sono visti Glenn Stromberg, Beppe Savoldi, Marino Magrin, Carlo Osti, Gianpaolo Rossi, Oscar Magoni, Pietro Fanna, Adelio Moro, Zaccaria Cometti, Pier Luigi Pizzaballa, Armando Madonna, Nedo Sonetti, Lino Mutti, Claudio Foscarini, Roberto Spagnolo, in rappresentanza dell'Atalanta, il presidente dell'AlbinoLeffe Gianfranco Andreoletti, Giacomo Randazzo, Umberto Bortolotti, Nicola Radici e Carlo Valenti. Notati anche l'ex arbitro Paolo Casarin, il presidente della Lega Pro Mario Macalli e l'ex interista Lele Oriali.

C'erano pure diversi tifosi atalantini che hanno esposto in piazza Italia uno striscione: «Grazie Franco. Curva Nord Atalanta». Sulla bara rose rosse e una maglietta nerazzurra con il numero 8 e la scritta: «I tuoi amici del sabato». Nella basilica, gremita, quattro alpini hanno vegliato il feretro. Con la penne nere anche la Croce Rossa, per la quale Morotti aveva sempre profuso grandi energie. In chiesa pure il labaro dell'Atalanta.

Il funerale è stato presieduto da monsignor Alberto Facchinetti, parroco di Alzano, coadiuvato da monsignor Maurizio Gervasoni e monsignor Lucio Carminati. Nella sua omelia monsignor Facchinetti ha ricordato come Morotti abbia sopportato con grande dignità la sofferenza senza mai lamentarsi. «È stato fino in fondo un gentiluomo, l'uomo giusto, il professionista, lo sportivo completo. Ha dedicato la sua vita agli altri e alle sue grandi passioni. Ed è stato un vero credente».

Anche mercoledì in tanti erano andati a stringere in un abbraccio la signora Gianna e i figli Laura e Marco: nonostante il dolore, la famiglia di Morotti ha accolto e persino consolato, spezzando la tristezza con i sorrisi gentili, rivolti anche all'imbarazzato cronista che si trovava a raccontare momenti di tale sofferenza.

Facile credere che, in tutto ciò, abbiano un ruolo determinante genetica e educazione: il timbro di casa Morotti è certificazione di signorilità. Lo hanno lasciato intendere un po' tutti, anche Giuliano Sonzogni, uno dei volti noti incrociati, appartenente al pianeta pallone, habitat naturale dell'ex dirigente: «Il calcio è un mondo un po' ambiguo: le persone trasparenti si contano sulle dita di una mano. Franco Morotti è una di queste e ci mancherà», ha confessato l'allenatore giramondo, la cui carriera era partita dalla Virescit, poco prima che questa diventasse faccenda morottiana.

Nel salotto in cui aveva trascorso gli ultimi attimi prima di quella frustata del destino, Franco Morotti è stato circondato da tanta gente e accanto a lui c'era una maglia numero 8. «Gliel'abbiamo portata noi, Amici del sabato, che ogni settimana giocavamo a calcio con lui al campo dell'Excelsior - ha rivelato Ezio Cingarlini, allenatore-istituzione del calcio provinciale -. Io e lui eravamo molto legati e, sul campo, la nostra era una rivalità da sbellicarsi dalle risate: eravamo puntualmente avversari e ci affrontavamo sulla linea mediana. Tutti quanti sapevano che a lui interessava solo giocare meglio del Cinga: alla fine, stilava le sue pagelle e il suo voto era sempre superiore al mio. Era una persona unica, molto religiosa. Se sentiva una bestemmia, domandava placidamente: "A cosa serve?". Tutti quanti erano diventati un po' più educati, stando con lui».

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