Il vescovo Beschi tra i carcerati
Processione  molto partecipata

I visi appoggiati alle grate e le mani strette alle sbarre. Mani che poi si sono sciolte in un saluto, in un applauso.  Erano i carcerati di via Gleno, una delle tappe forti toccate dalla folta processione del Corpus Domini, che si è celebrata in due momenti.

I visi appoggiati alle grate e le mani strette alle sbarre. Mani che poi si sono sciolte in un saluto, in un applauso e nella parola «grazie» rivolti al vescovo Francesco Beschi e alle tante persone presenti, commosse di fronte a questi gesti.

Erano i detenuti del carcere di via Gleno, una delle tappe simbolo toccate dalla folta processione del Corpus Domini della città, che si è celebrata ieri in due momenti. In mattinata, con la Messa solenne nella chiesa parrocchiale di San Francesco, seguita dall'adorazione eucaristica fino alle 20. Poi la sera, con i Vespri solenni nel Palacreberg, scelto per indicare idealmente la vicinanza della Chiesa al mondo della cultura e dello sport. Quindi l'inizio della lunga processione con il vescovo, il clero, fra cui l'ausiliare emerito Lino Belotti e il vicario generale monsignor Davide Pelucchi, e i fedeli. Presenti anche il vicesindaco Gianfranco Ceci e l'assessore provinciale Silvia Lanzani.

La processione - molto partecipata -  si è fermata all'esterno della casa di riposo di via Gleno, dove c'erano alcuni anziani, per indicare la vicinanza della comunità cristiana. Il vescovo ha recitato il Padre Nostro e ha dato la sua benedizione. Quindi, forse per la prima volta in Italia, la processione è entrata all'interno del carcere. Sul percorso, c'erano tanti ceri accesi, trasformando il cammino quasi in una chiesa all'aperto.

Il corteo processionale ha sostato sotto le celle di un padiglione, mentre veniva letto il discorso del Beato Papa Giovanni ai carcerati del Regina Coeli nel Natale del 1958. «Sono parole incancellabili che dicono la vicinanza di Papa Giovanni, mentre la società sembra indifferente a voi – ha detto il vescovo rivolgendosi ai carcerati –. Queste parole hanno fatto piangere i carcerati e noi le abbiamo riascoltate, con la speranza che diventino un impegno per tutti e speranza per voi, le vostre storie, famiglie e la vostra capacità di bene. Anche nella vostra condizione, anche in questo luogo, non dimenticate mai che il Signore è vicino a voi e supera ogni separazione».

Tutti hanno recitato un Padre Nostro, forse il più commuovente della propria vita, e il vescovo ha impartito la benedizione, seguita dal grazie spontaneo a voce alta dei carcerati e dalle mani in segno di saluto, ricambiato da i presenti.

La processione ha poi proseguito per via Celadina e piazza San Pio X, per confluire nella parrocchiale di Celadina per la benedizione solenne. «Con la processione abbiamo rivelato il cuore della nostra fede e portato il Pane di vita di Cristo – ha detto il vescovo nell'omelia –. Questa processione ha percorso una strada e un quartiere, che rappresentano l'intera città. Abbiamo fatto due incontri particolari. Con gli anziani in una grande casa di riposo e idealmente con gli anziani e i malati di goni casa, che si sentono anche un po' soli. Poi con i carcerati, con i quali mi sento molto vicino. Hanno sbagliato, ma rappresentano i nostri sbagli ed errori, anche se non sono reati. Le loro mani in segno di saluto e gratitudine sono state qualcosa di festoso per loro e per noi».

Carmelo Epis

© RIPRODUZIONE RISERVATA