Sedi e convegni, i partiti tagliano
Anche a Bergamo ci si organizza

Dall'elefante al topolino. Se si fanno i conti in tasca ai partiti, si va dalla macchina da guerra del Pd (che costa 190 mila euro all'anno) al low profile del Movimento 5 Stelle (6 mila euro). L'abolizione del finanziamento pubblico avrà ricadute dal centro alla periferia.

Dall'elefante al topolino. Se si fanno i conti in tasca ai partiti, si va dalla macchina da guerra del Pd (che costa 190 mila euro all'anno) al low profile del Movimento 5 Stelle (6 mila euro). L'abolizione del finanziamento pubblico avrà ricadute dal centro alla periferia.

Anche a Bergamo, quindi, ci si prepara a parare il colpo (grillini a parte, visto che al cadeau ci hanno già rinunciato). I tagli saranno graduali (la cancellazione totale è prevista solo nel 2016), ma qualche impatto immediato ci sarà, ad esempio su sedi e affitti, piuttosto che sul personale, già ridotto ai minimi termini.

In generale il costo annuale del Pd bergamasco è di 190 mila euro. Il Bilancio - trasparente grazie al tesoriere Aurelio Serughetti - vede alla voce uscite 20 mila euro tra affitto annuale per la sede del Triangolo e utenze; 50 mila euro tra lo stipendio dell'unica impiegata dipendente, le collaborazioni e i rimborsi; e il resto, tra i 70 e i 95 mila euro, per la gestione delle attività (oltre ai 20 mila euro girati ai 120 circoli sul territorio e ai 12 mila euro stanziati per convegni, primarie, feste e propaganda).

Le entrate, invece, arrivano dal tesseramento (circa 53 mila euro, con un'iscrizione base di 15 euro), i versamenti degli eletti nelle istituzioni e dai 28 mila euro «girati» dal partito nazionale tramite il regionale proprio come «quota» di finanziamento pubblico spettante a Bergamo.

Un po' più approssimativi i calcoli del Pdl (che al momento un tesoriere non ce l'ha), perché, come ricorda il coordinatore provinciale Angelo Capelli, «finora la gestione del bilancio è stata centralizzata a Roma, da dove passa direttamente il pagamento dei contratti e delle forniture». Quindi non esiste neanche una stima della «quota pubblica». «Per garantire un minimo di operatività a una sede - Capelli prova però a tirare le somme - ci vogliono almeno 100 mila euro all'anno».

Chi invece è convinta di farcela con le proprie gambe è la Lega. Grazie ai risultati d'oro fin qui ottenuti ha ricevuto 40 mila euro «pubblici» all'anno. «Ma non è la nostra principale entrata», fa presente il segretario provinciale Cristian Invernizzi, ricordando i 45 mila euro versati dai militanti (30 euro a tessera) e i 60 mila dei sostenitori (10 euro a testa), «con percentuali che restano direttamente alle sezioni, che si fanno carico anche dell'organizzazione delle feste», e i versamenti degli eletti.

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