Settimana corta nelle scuole?
Pirovano: non se ne parla proprio

La proposta della Provincia di Milano di istituire nelle scuole la settimana breve per risparmiare sulle spese di riscaldamento non mette radici in Bergamasca. Il presidente della Provincia di Bergamo è categorico: «Oggi non se ne parla proprio». Sei d'accordo? Commenta

La proposta della Provincia di Milano di istituire nelle scuole la settimana breve per risparmiare sulle spese di riscaldamento non mette radici in Bergamasca. Il presidente della Provincia di Bergamo, Ettore Pirovano, è categorico: «Oggi non se ne parla proprio».

Anche a Milano studenti e professori sembrerebbero non proprio favorevoli, mentre qualche apertura è arrivata dai genitori. La proposta della Provincia di Milano, in accordo con Regione Lombardia e ufficio scolastico regionale, era quella articolare l'orario del prossimo anno scolastico dal lunedì al venerdì «per fronteggiare i tagli che certamente investiranno anche il sistema di riscaldamento delle aule».

Il «no» della Provincia di Bergamo, come spiega il presidente Pirovano in una intervista, ha tante ragioni: a cominciare dal fatto che il territorio della Bergamasca è completamente diverso e diversificato, dalla pianura (col problema della nebbia in inverno) alla montagna.

Si andrebbe a incidere anche su un sistema di trasporto pubblico complicato, cancellando probabilmente corse che non sono utilizzate solo dagli studenti. Ora, spiega Pirovano, la Provincia gestisce in forma diretta (prima c'era una società apposita) tutto quanto è legato al riscaldamento, e così facendo si sono già risparmiati circa 500 mila euro l'anno.

Inoltre, sostiene il presidente della Provincia, si avrebbero ricadute in campo sociale: si andrebbero a creare problemi ai tanti papà e mamme che lavorano anche al sabato, e che con i figli a casa non potrebbero probabilmente più farlo, magari il secondo lavoro che serve per arrotondare.

Prima di toccare le scuole - dice Prirovano - bisognerà pensarci molto bene: sarà l'ultima cosa che taglieremo, ma per ora non se ne parla proprio.

Guarda l'intervista a Ettore Pirovano

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