Visita troppo «approfondita»
Il medico condannato a 6 anni

Sei anni di carcere, 20 mila euro di risarcimento, interdizione dai pubblici uffici e sospensione dell'esercizio della professione medica: è questa la condanna che il giudice del tribunale di Bergamo ha emesso nei confronti di un medico della Val Calepio.

Sei anni di carcere, 20 mila euro di risarcimento, interdizione dai pubblici uffici e sospensione dell'esercizio della professione medica: è questa la condanna che il giudice del tribunale di Bergamo ha emesso nei confronti di un medico della Val Calepio, accusato di violenza nei confronto di una paziente che a lui s'era rivolta per un controllo. L'interdizione dai pubblici uffici e la sospensione dell'esercizio della professione medica diverranno esecutive solo a sentenza definitiva.

Per l'accusa, la donna avrebbe subito una violenza sessuale durante una visita specialistica. Per la difesa, il radiologo avrebbe seguito espressamente quanto previsto dalla prassi medica.

L'episodio è accaduto in un ambulatorio di un Comune vicino a quello dove abita la donna, a cui lei si era rivolta per un'ecografia tiroidea. La paziente - una cittadina dominicana - aveva manifestato al radiologo altri sintomi e lui l'aveva sottoposta a una seconda ecografia, durante la quale l'avrebbe costretta a denudarsi. La donna ha anche raccontato di essere stata toccata invasivamente nelle parti intime.

Una volta uscita la paziente aveva segnalato quanto accaduto ai carabinieri e al personale del 118. I militari le avevano così consigliato di ripresentarsi dal radiologo dotandola di un orologio con telecamera incorporata.

Una volta a tu per tu con lo specialista, la donna gli aveva rinfacciato quanto accaduto la sera prima. Lui aveva tenuto un atteggiamento accondiscendente e a un certo punto le aveva anche prospettato una serata in pizzeria per chiarire tutto.

Coscienza sporca (secondo la tesi dell'accusa) o espediente per calmare la donna (secondo invece la difesa)? La decisione del giudice ha dato credito alla versione della donna. Da qui la condanna.

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