Il Papa parla ai nunzi apostolici:
Giovanni XXIII è il vostro esempio

Ha regalato a tutti una croce d'argento, come la sua. Ma soprattutto ha chiesto di aiutarlo, anche nell'individuazione dei nuovi vescovi per le diocesi, persone «miti», che «amino la povertà» e non abbiano una «psicologia da principi». Papa Francesco, ieri, ha incontrato 104 nunzi apostolici, gli ambasciatori della Santa Sede, in servizio attivo e 40 nunzi emeriti, cioè in pensione, e ha spiegato che il rapporto personale tra loro e il Papa è «essenziale».

L'ultima volta che tutti i nunzi apostolici del mondo si sono riuniti in Vaticano è stato tredici anni fa, in occasione dell'Anno santo del Duemila. Il summit di ieri con il Papa era stato convocato da Benedetto XVI nell'ottobre scorso. L'annuncio lo diede il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, durante il Sinodo dei vescovi sulla Nuova evangelizzazione, spiegando che l'incontro sarebbe servito per approfondire il ruolo e la funzione dei rappresentanti diplomatici pontifici. Francesco ha ereditato l'incontro da Benedetto e ne ha dato la sua impronta.

Se durante il Pontificato di Ratzinger si era preferito diradare gli incontri diretti tra i nunzi, quando erano a Roma, e il Papa, che invece con Wojtyla erano una routine, adesso l'impressione è che Bergoglio abbia intenzione di cambiare rotta. Parlando a braccio per introdurre il testo scritto, il Papa ha definito i nunzi «mediatori» e non «intermediari». Ha spiegato che il rapporto tra loro e la Segreteria di Stato «ci aiuta», ma il «rapporto personale» con il vescovo di Roma è «importante» e «essenziale».

Il Papa ha ricordato che secondo i teologi («E io non sono un teologo», ha precisato), i nunzi e i rappresentanti delle Conferenze episcopali costituiscono «una Chiesa locale», dunque «il lavoro più importante è quello della mediazione, ma per mediare bisogna conoscere non solo le carte, ma le persone».

Il ragionamento del Papa discende esattamente dalla concetto di nunzio, colui che annuncia, colui che spiega - con le mediazioni adatte alla sua parola e al ruolo diplomatico - ciò che dice la Chiesa e il suo magistero. Ha ricordato Giovanni XXIII, osservando che «il suo servizio come rappresentante pontificio sia stato uno degli ambiti, e non secondario, in cui prese forma la sua santità». E sull'esempio di Roncalli ha insistito, sottolineando la necessità per un nunzio di andare «diritto all'essenziale, altrimenti si rischia di volgere al ridicolo», come scriveva Papa Giovanni nel «Giornale dell'anima»: «È stata una parola forte questa ma vera, cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi pastori al ridicolo, potremmo ricevere qualche applauso, ma quegli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle».

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