Il fegato donato dal baby campione
«Mia figlia viva grazie a un angelo»

«Se mia figlia ora sta bene lo devo ai genitori di quel ragazzino, di quel giovanissimo atleta morto in arrampicata: hanno acconsentito all'espianto degli organi e il fegato di quell'angioletto ha salvato la mia amatissima figliola».

«Se mia figlia ora sta bene lo devo ai genitori di quel ragazzino, di quel giovanissimo atleta morto in arrampicata: hanno acconsentito all'espianto degli organi e il fegato di quell'angioletto ha salvato la mia amatissima figliola».

Parla commossa la mamma della ventunenne, con una rarissima patologia genetica, che una settimana fa è stata sottoposta a trapianto di fegato all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo grazie all'organo donato da Tito Traversa, il dodicenne di Ivrea, campione italiano e mondiale di arrampicata sportiva, morto tre giorni dopo essere caduto da 20 metri, martedì 2 luglio, mentre si esercitava su una parete a Orpierre, in Francia.

«Non posso non ringraziare quella mamma e quel papà: immagino il dolore che hanno patito perdendo il figlioletto, ma il loro amore è stato più forte della morte. Un amore verso altri ragazzini, come la mia giovane figlia, che ora grazie a loro è ancora con me. Grazie».

Il fegato del giovanissimo campione presentava una rarissima mappatura genetica e nessun ricevente, iscritto alle liste per i trapianti in Francia, sembrava idoneo, così è stata allargata la ricerca Oltralpe, in Italia. E, tra le possibili riceventi c'era proprio la giovane che è stata operata a Bergamo, ma che abita in un'altra regione del Nord.

Tutto su L'Eco di Bergamo del 13 luglio

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