Calderoli si scusa ma non si dimette
Letta contro Maroni: «È correo»

«Sarei stato pronto a dimettermi se in ufficio di presidenza ci fosse stata un'amplissima maggioranza che me l'avesse chiesto. Ma così non è stato"». Lo ha detto il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, intervenendo in Aula

«Sarei stato pronto a dimettermi se in ufficio di presidenza ci fosse stata un'amplissima maggioranza che me l'avesse chiesto. Ma così non è stato"». Lo ha detto il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, intervenendo in Aula. «Ho fatto una sciocchezza, lo riconosco - ha aggiunto -, ma da vicepresidente del Senato vorrei essere giudicato per quello che faccio in Aula. Sul mio ruolo di politico giudicano gli elettori, come avviene in democrazia».

«Ho chiesto scusa al ministro Kyenge - ha proseguito Calderoli -, le invierò un mazzo di rose. E voglia il Senato accettare le scuse che rivolgo ai colleghi».

«La questione è chiusa per me», perentorio Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia, in merito all'affaire Calderoli/Kyenge. Anche riguardo le velate minacce di Enrico Letta di ritirare l'appoggio del governo all'Esposizione Universale del 2015, la polemica «è già rientrata», assicura il governatore lombardo. «Ho parlato ieri con il presidente del Consiglio», spiega. «Mi pare che questa cosa di Expo gli sia scappata. La considero una battuta. Non vedo perchè il presidente del Consiglio debba mettere a repentaglio Expo, che non riguarda solo il sottoscritto ma tutta l'Italia».

Secca anche la replica: «Altro che caso Kyenge rientrato». Secondo quanto riferiscono fonti di palazzo Chigi, il caso Calderoli-Kyenge non è rientrato. Per il governo «la scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli dalla vice presidenza del Senato, carica che - si osserva - purtroppo non è oggetto di voto di sfiducia. Così facendo Maroni si rende correo degli insulti al ministro Kyenge».

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