Case di riposo, aumentate le rette
E le liste d'attesa sono in crescita

A Bergamo le rette delle Rsa non sono tra le più alte della regione, dato che si trova al sesto posto per le tariffe minime più convenienti, dopo Sondrio, Brescia, Mantova. Ma preoccupa l'andamento della curva degli importi medi richiesti alle famiglie orobiche.

A Bergamo le rette delle Rsa (residenze per anziani) non sono tra le più alte della regione, dato che si trova al sesto posto per le tariffe minime più convenienti, dopo Sondrio, Brescia, Mantova, ecc.

E' quanto scrive in una nota Gianni Peracchi - segretario generale Spèi Cgil di Bergamo.

«Ciò nonostante preoccupa l'andamento della curva degli importi medi richiesti alle famiglie orobiche, pur sapendo che le differenze tra struttura e struttura: sono notevoli: dai 47,60 euro al giorno delle minime del 2010, si è passati a giugno del 2013 ad un valore di 51,66 euro (più 8,5%), mentre per le massime si è passati da 54,86 a 61,14 (più 11,4%)».

«Un dato decisamente più elevato rispetto allo stesso indicatore considerato a livello regionale - aggiunge Peracchi -: in Lombardia, infatti, per quanto riguarda il valore medio delle minime si passa da 52,57 euro del dicembre 2010 a 56,19 del giugno 2013 (più 6,9%) mentre per le massime da 61,18 euro a 65,03 (più 6,3%). Insomma, pur rimanendo al di sotto della media regionale per quanto riguarda le cifre assolute, gli aumenti delle tariffe corrono più velocemente a Bergamo che altrove».

«Tra l'altro, anche se non c'è necessariamente una correlazione tra i dati sopraindicati e quello fornito di seguito, Bergamo presenta un'altra peculiarità. Pur essendo la provincia tra le più giovani della Lombardia - si pensi che l'incidenza degli ultrasettantacinquenni sulla popolazione era al dicembre 2011 dell'8,3%, contro la media regionale del 9,7% - Bergamo è quella che risente di meno della diminuzione dei ricoveri in RSA, almeno a stare ai dati ufficiali forniti dall'ASL, relativi alle liste di attesa per accedere alle strutture».

«È vero - prosegue la nota - che da più RSA. viene segnalata una maggiore difficoltà rispetto agli scorsi anni a ricoverare pazienti (prima di un ricovero bisogna scorrere a lungo le liste d'attesa), ma è altrettanto vero che i numeri ufficiali rappresentano una situazione anomala e in controtendenza rispetto a tutte le altre province. Infatti, si passa da 5.781 domande (2.691 persone) del 30 giugno 2011 a 6.374 domande (3.263 persone) al 28 febbraio 2013, con un incremento del 21,26% delle persone che fanno domanda. Le liste crescono invece di diminuire. Ed anche il tasso di occupazione dei posti letto nelle case di riposo bergamasche è tra i più alti della regione. Insomma, sembrerebbe da noi confermata l'analisi che con l'aumento della popolazione anziana vi sia sempre più bisogno di assistenza domiciliare ma anche di ricoveri (sempre più brevi ed in tarda età) in strutture adeguate. Questo anche al netto del fatto che, sia per la perdita del posto di lavoro dovuta alle innumerevoli crisi aziendali che per la lievitazione delle tariffe, c'è molta più propensione oggi a seguire i propri anziani in famiglia e a casa».

«E qui si apre un altro problema - èa la conclusione di Peracchi -: mentre per le RSA. esiste un finanziamento, per quanto insufficiente, da parte del servizio pubblico, a casa l'onere dell'assistenza gli anziani non autosufficienti (più del doppio di quelli ricoverati in strutture), ricade quasi totalmente sulla famiglia. È nostra intenzione, insieme alle altre organizzazioni sindacali, porre questi temi, quello del finanziamento per la non autosufficienza e della domiciliarità e del contenimento delle rette a tutti i livelli, a partire dalla Regione per arrivare al confronto negoziale nel territorio che dovrebbe ripartire subito dopo il periodo feriale».

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