Il Papa ai 200 mila di Aparecida:
«Non perdiamo mai la speranza»

«Non perdiamo mai la speranza«, anche di fronte al «drago, il male», che «c'è nella nostra storia, ma non è lui il più forte». È l'esortazione del Papa nella messa ad Aparecida, in Brasile, davanti a circa 200 mila fedeli.

Il lavoro dei vescovi e la fede semplice del popolo "intrecciati", frutto di quel "grande momento di Chiesa" che è stata la conferenza i vescovi latinoamericani ad Aparecida nel 2007. Le braccia e il cuore dei giovani per costruire un Brasile e un mondo "più giusti, solidali e fraterni".  La Gmg e la "vita del popolo latinoamericano" ai piedi della patrona del Brasile.

Per lanciare questo messaggio il Papa ha inserito nel programma della Gmg ereditata da Benedetto XVI la tappa oggi nel santuario dedicato alla Madonna nera, cara ai brasiliani dal 1717, legata alla storia e al colore della pelle degli schiavi.

È il secondo santuario più frequentato dell'America latina dopo quello messicano di Guadalupe e nel 2007 vi si è tenuta la assemblea dei vescovi latinoamericani alla stesura del cui documento conclusivo l'attuale Papa ha dato un forte contributo.

Giunto a Aparecida in elicottero - dopo il volo in aereo da Rio a San Josè - il Papa, accolto dal rettore del santuario, ha sostato nella sala dei 12 apostoli dove è esposta la statua di 40 centimetri, dal volto scuro che emerse nelle reti dei pescatori dalle acque del fiume Paraiba. Si è tolto gli occhiali e ha pregato in piedi, a tratti sembrava che con lo sguardo volesse parlare con la Vergine, a tratti che stesse per commuoversi. Rinforcati gli occhiali ha letto una preghiera e poi deposto un mazzo di fiori davanti all'icona. È stato in quel momento che i presenti hanno applaudito a lungo e con calore.

Vestiti i paramenti liturgici il Pontefice ha poi celebrato nel santuario, un edificio in stile neo-romanico che può accogliere 45.000 persone, presenti solo i vescovi della provincia, giacchè gli altri sono impegnati nella Gmg. Nell'omelia, la riflessione sul lascito della conferenza di Aparecida, con l'intreccio tra impegno dei pastori e fede semplice dei pellegrini, e sulla responsabilità degli adulti verso i giovani. Infine quelle tre esortazioni, "mantenere la speranza", "lasciarsi sorprendere da Dio", "vivere nella gioia".

Il Papa ha iniziato l'omelia salutando in portoghese ma è poi passato subito allo spagnolo. Si è accalorato nel leggere la parte sui giovani: "È vero che oggi un pò tutti, anche i nostri giovani, sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere". Questi "idoli passeggeri", ha denunciato papa Bergoglio, danno solo "compensazioni passeggere" e dobbiamo ricordare che i nostri giovani "non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo.

Ha poi citato una frase di Benedetto XVI dal discorso di apertura di Aparecida 2007: "Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è futuro". Prima di concludere il rito, il Papa ha anche preso in mano la statuina della Madonna davanti alla quale aveva pregato e l'ha mostrata ai presenti, che hanno intonato un festosissimo inno. Molti fedeli hanno tentato di stringere la mano al Papa che ne ha salutati quanti più poteva. Ha salutato calorosamente anche i rappresentanti di altre religioni, tra cui un imam musulmano e un rabbino ebreo.

L'accoglienza calorosa dei brasiliani che accompagna Francesco da quando è atterrato a Rio non accenna a diminuire: circa 200mila persone lo hanno accolto nella cittadina del santuario, dove il Pontefice è giunto in elicottero dopo aver preso un aereo da Rio a San Josè, a causa del tempo molto perturbato.

Prima di congedarsi, dalla loggia del santuario, il Papa ha annunciato che tornerà ad Aparecida nel 2017. Non ha specificato altro, ma in quella data ricorrerà il trecentesimo anniversario del ritrovamento della statuina della Vergine. Nel pomeriggio, quando in Italia è quasi notte, papa Francesco visiterà a Rio un ospedale per la cura di tossicodipendenti, problema grave alimentato dal narcotraffico.

Giovanna Chirri

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