Lite tra vedove per l'eredità
Il caso Biava sotto la lente

È una pista che gli inquirenti impegnati nelle indagini sull'omicidio di Agostino Biava avevano timidamente sondato ma che non ha mai fornito spunti. Un filo labile che conduce alla proprietà della cascina di Villa di Serio in cui l'allevatore era stato ucciso a fucilate.

È una pista che gli inquirenti impegnati nelle indagini sull'omicidio di Agostino Biava avevano timidamente sondato ma che non ha mai fornito spunti. Un filo labile che conduce alla proprietà della cascina di Villa di Serio in cui l'allevatore era stato ucciso a fucilate il 25 gennaio e che è stato nuovamente sottoposto a verifiche nelle scorse settimane.

Anche alla luce della guerra a suon di querele scoppiata tra le vedove di Carillo Pesenti Pigna: Jeanette Billot, 36 anni, la moglie portoricana con cui l'imprenditore ha trascorso gli ultimi anni di vita a Miami, e Inca Mayta Cremieux, 42enne sanremese, l'ex compagna che da Carillo ha avuto due figli.

Lo stabile in cima alla collina tra Villa di Serio e la Tribulina di Scanzo (il nome ufficiale è «Villa Casino», quello in uso «Cascinetto Pigna») appartiene a una società che fa capo agli eredi del rampollo della famiglia fondatrice della Cartiera di Alzano morto di cirrosi epatica il 5 febbraio 2011 a 43 anni.

Biava ci viveva da tempo con la moglie, i figli e gli animali (pecore per lo più), dopo averlo ricevuto in gestione da Daniele, il papà di Carillo. E finché era rimasto in vita quest'ultimo, (quasi) tutto era filato liscio. Dopo la scomparsa invece erano iniziate le pressioni.

«Mayta Cremieux aveva minacciato mio padre, voleva che ce ne andassimo - racconta Pamela Biava -. Poco prima dell'omicidio lei ci aveva tagliato l'acqua ed eravamo andati in difficoltà». Jeanette Billot, nella denuncia che ha presentato a Bergamo il 24 giugno contro la «rivale», scrive che l'allevatore sarebbe stato testimone, tra il 2011 e il 2012, della (presunta) «asportazione di mobili e preziosi» nella parte nobile dell'edificio di cui la Cremieux si sarebbe - per la querelante - resa responsabile.

Lo scopo della 42enne sanremese, secondo quanto ipotizzato dalla Billot, sarebbe stato quello di vendere il Cascinetto, ma la presenza di Biava e della sua fattoria rendeva la cessione impossibile. Dopo il delitto i familiari di Biava se ne sono andati (ci restano solo gli animali).

Leggi di più su L'Eco di domenica 28 luglio

© RIPRODUZIONE RISERVATA