«Non ci danno i ricambi»
La rivolta degli orologiai

È una battaglia che gli orologiai stanno combattendo da anni e che intendono continuare, anche se finora non ha prodotto grandi risultati. Da una parte i grandi marchi produttori di orologi, dall'altra - appunto - i piccoli artigiani orologiai indipendenti.

È una battaglia che gli orologiai stanno combattendo da anni e che intendono continuare, anche se finora non ha prodotto grandi risultati. Da una parte i grandi marchi produttori di orologi, dall'altra - appunto - i piccoli artigiani orologiai indipendenti: le case madri produttrici non riforniscono dei pezzi di ricambio ufficiali le botteghe indipendenti, riservandoli unicamente ai loro concessionari.

«È un atteggiamento assurdo» afferma Andreina Facchinetti, titolare di orologeria in via Borgo Palazzo e capo Area immagine-arte-comunicazione dell'Associazione Artigiani (che comprende anche 90 orologiai tra città e provincia): «Noi - aggiunge - lo riteniamo un vero e proprio sopruso. La questione è vecchia, e per questo abbiamo anche fatto ricorso alla Commissione europea, ma sinora senza risultati. Per questo, per non darci vinti, poche settimane fa è stata costituita l'Associazione orafa lombarda, per unire la categoria e avere più forza nei confronti sia delle case costruttrici, sia della Commissione europea. Le iscrizioni alla nuova associazione stanno arrivando giorno dopo giorno».

«È una questione di rispetto - prosegue Facchinetti - della dignità e della professionalità di tanti artigiani che fanno questo lavoro da generazioni e che rischiano di essere messi in ginocchio perché privati del materiale originale per poter effettuare determinate riparazioni. Il comparto rischia di morire. Ma vogliamo anche salvaguardare la libertà della clientela, che ha il diritto di rivolgersi al proprio orologiaio».

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