Yara, il giallo della scritta in chiesa
Il cappellano: scavate in quelle 3 ore

La storia delle indagini sulla morte di Yara è costellata di lettere anonime, segnalazioni di mitomani, profezie di presunte veggenti, che in due anni e mezzo hanno tenuto occupati gli inquirenti in doverose verifiche. Tutte sin qui accomunate dallo stesso esito: negativo.

La storia delle indagini sulla morte di Yara è costellata di lettere anonime, segnalazioni di mitomani, profezie di presunte veggenti, che in due anni e mezzo hanno tenuto occupati gli inquirenti in doverose verifiche. Tutte sin qui accomunate dallo stesso esito: negativo.

L'ultimo mistero in ordine di tempo è legato a una frase, che qualcuno ha scritto sul quaderno delle preghiere a disposizione dei fedeli nella cappella dell'ospedale di Rho (Milano): «Informate la polizia di Bergamo che qui è passato l'omicida di Yara Gambirasio. Che Dio mi perdoni».

Una frase scritta a penna-biro di colore nero, in stampatello, con grafia quasi infantile. Chi è stato a lasciarla? E soprattutto: chi ha scritto queste parole sa davvero qualcosa, oppure si tratta dell'ennesimo delirio?

«Chiunque sia stato a scrivere questa frase - spiega al telefono il cappellano dell'ospedale di Rho, Don Antonio Citterio - lo ha fatto in un lasso di tempo compreso fra le 11,30 e le 14,30 di sabato. Prima, infatti, la frase non c'era».

I primi a intervenire sono stati gli agenti del commissariato di Rho, seguiti dalla Scientifica di Milano. Sono stati sequestrati il quaderno con la frase sospetta, la biro, ma anche le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso dell'ospedale, in particolare quelle che riprendono ingressi e uscite di due portinerie e quelle che riprendono il corridoio che conduce alla cappella. Nelle immagini si cerca di individuare persone sospette, ma non sarà semplice: «Qui è un porto di mare», conferma il cappellano.

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