Papa Francesco: «Mai più guerra»
Molti i «sì» al suo appello

Mentre il Papa ripete il suo grido per la pace - «Mai più la guerra!», proclama oggi Francesco anche su Twitter - il Vaticano chiarisce ulteriormente il suo «no» all'intervento armato in Siria, lanciando l'allarme per una deflagrazione dello scontro a livello globale. 

Mentre il Papa ripete il suo grido per la pace - «Mai più la guerra!», proclama oggi Francesco anche su Twitter - il Vaticano chiarisce ulteriormente il suo «no» all'intervento armato in Siria, lanciando l'allarme per una deflagrazione dello scontro a livello globale.

«Il conflitto in Siria - avverte l'arcivescovo Mario Toso, segretario del dicastero Giustizia e Pace - contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali».

L'appello contro la guerra in Siria lanciato ieri dal Pontefice all'Angelus sta coagulando un ampio ventaglio di adesioni, sia dal fronte cattolico, sia dalle altre religioni, e anche dal mondo politico. La giornata di preghiera e digiuno di sabato prossimo, indetta da Bergoglio dando appuntamento alla grande veglia in Piazza San Pietro, si preannuncia oltre che come un evento di massiccia mobilitazione popolare anche come il momento in cui dall'Italia partirà un forte «no» all'attacco armato contro Damasco, decisione su cui gli Usa e gli altri governi occidentali si interrogano.

Anche il ministro degli Esteri Emma Bonino ha annunciato la «probabile» adesione alla giornata di digiuno per la Siria proposta dal Papa per il 7 settembre. Il ministro ha spiegato che con i radicali «si sta valutando la possibilità di fare tre giorni di digiuno» venerdì, sabato e domenica a sostegno di una soluzione politica in Siria.

E sicuramente farà «preghiere laiche» a cui tiene «tantissimo».
All'indomani del suo appello, il Papa ha continuato oggi a diffonderne i contenuti anche su Twitter. Oltre a ribadire il suo «mai più la guerra», Francesco ha twittato «vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace» e «quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l'uso delle armi», messaggio che riecheggia anche la sua condanna del massacro condotto con i gas nervini.

«I leader mondiali devono fare tutto per evitare la guerra», ha detto sempre oggi papa Francesco ricevendo in Vaticano il presidente del World Jewish Congress, Ronald S. Lauder. Tra le adesioni più significative al suo appello, quelle provenienti dal fronte islamico. Il gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell'islam in Siria, si è detto profondamente colpito dall'invocazione di pace fatta da Francesco per il Paese e ha espresso il desiderio di essere presente in San Pietro per la veglia di preghiera di sabato. Una richiesta esplorativa - fa sapere l'agenzia vaticana Fides - è stata inviata dal leader islamico al nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, e nei prossimi giorni si valuterà da ambo le parti la fattibilità di questo desiderio.

I gruppi musulmani locali, comunque, le comunità tribali, i drusi, gli ismaeliti e le altre componenti della società siriana si uniranno alla preghiera. Così hanno annunciato anche patriarchi e leader cristiani di tutto il Medio Oriente. Un ringraziamento è giunto al Papa persino dalla Cina. L'appello di Francesco per la pace in Siria «è saggio e condivisibile, e noi cinesi siamo con lui», hanno detto ad Asianews due alti funzionari del governo di Pechino, chiedendo l'anonimato.

«Non vogliamo più vedere conflitti in Medio Oriente, siamo contrari - hanno detto - all'attacco proposto dagli Stati Uniti contro il governo di Damasco. Come dice il Pontefice, "la guerra chiama la guerra e la violenza chiama la violenza"».

Tra le adesione dei movimenti cattolici alla veglia in Piazza San Pietro, quelle di Cl, di Azione Cattolica, della Comunità di Sant'Egidio, della Caritas. Anche i non credenti - ribadisce Articolo 21 - sono invitati a partecipare.
Intanto, a Radio Vaticana, mons. Mario Toso, sostanzia il «no» della Santa Sede all'intervento internazionale in Siria.

«Non è mai l'uso della violenza che porta alla pace - spiega -.
La guerra chiama guerra anche perché intrappola i popoli in una spirale mortale: porta in sé una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio e, inoltre, accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri». Come ha fatto intendere papa Francesco, «occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra».

«La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell'intervento armato - sottolinea il numero due di Giustizia e Pace -. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C'è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un'esperienza di violenza».

«L'alternativa - aggiunge mons. Toso non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato».

Fausto Gasparroni

© RIPRODUZIONE RISERVATA