La preghiera di Bergamo:
possiamo cambiare il mondo

La pace è un desiderio, il più profondo, ma non è un'utopia. La pace può prendere forma se è frutto di una conversione. È un cambiamento di rotta quello che il vescovo monsignor Francesco Beschi ha invitato a intraprendere.

La pace è un desiderio, il più profondo, ma non è un'utopia. La pace può prendere forma se è frutto di una conversione. È un cambiamento di rotta quello che il vescovo monsignor Francesco Beschi ha invitato a intraprendere nell'omelia della celebrazione eucaristica che ha aperto la serata di preghiera per la pace.

Ha parlato in una chiesa gremita da persone di ogni età, riunite per pregare. «Invochiamo Dio non come risolutore dei nostri limiti, ma come Colui che sta nel limite, con la forza dell'amore crocifisso e trasformante». Il cammino della pace incontra i limiti umani, si blocca contro le ipocrisie e la pigrizia.

E il vescovo ha invitato a chiedersi quanto il desiderio di pace sia puro, «quanto è sporcato da interessi spregiudicati, da pigrizie morali e da brutali indifferenze». Sono parole di pace quelle che aprono ogni celebrazione eucaristica: «La pace sia con voi». «È il saluto di tanti uomini e donne sulla terra – ha detto il vescovo all'inizio della celebrazione –. È la pace del Signore che invochiamo per tutti, in modo particolare per coloro che abitano una regione a noi tanto cara, quella del Medio Oriente, uno snodo decisivo nella storia dell'umanità».

Monsignor Beschi ha invitato a far nascere nel cuore soprattutto la preghiera per la Siria, «attraversata da una violenza inconcepibile. Una situazione che con pigrizia morale, sociale e politica abbiamo accettato. La nostra offensiva è un'offensiva di pace, le cui armi sono quelle della preghiera e del digiuno».

Lo sguardo del vescovo ha abbracciato le tante persone riunite nella chiesa della parrocchia cittadina delle Grazie: «L'unità delle nostre coscienze si manifesta nella numerosa presenza qui, la viviamo da credenti, ma non vogliamo escludere nessuno. Chiediamo perdono a Dio e ai fratelli per i nostri gesti che non hanno nutrito la pace».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 8 settembre

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