Sul feretro il camice di Eleonora
«Ci hai fatto capire cos'è l'amore»

«Grazie Eleonora: tu ci hai risvegliato fermandoti, facendoci capire, sperare, che anche l'uomo è capace di amore. Grazie a te abbiamo compreso che cosa è l'amore». Sono parole commosse quelle di don Ettore Galbusera. A Trescore Balneario una folla ha dato l'ultimo saluto a Eleonora Cantamessa.

Affollata la chiesa parrocchiale di San Pietro di Trescore Balneario per i funerali di Eleonora Cantamessa, la dottoressa di Trescore di 44 anni uccisa domenica scorsa a Chiuduno mentre soccorreva un indiano ferito, anche lui morto nell'incidente. Insieme ai genitori, mamma Mariella e papà Silvano, e al fratello di Eleonora, Luigi, si è stretto tutto il paese, commosso per la tragica perdita. Il sindaco della cittadina, Alberto Finazzi, per questa giornata di preghiera ha dichiarato il lutto cittadino. In chiesa tante persone comuni e diversi esponenti politici e delle forze dell'ordine.

Dalle prime ore della mattina di sabato 14 settembre la camera ardente allestita nell'ambulatorio di Eleonora è stato un fiume silenzioso e doloroso di persone comuni, tantissime mamme con i bambini. In mattinata è arrivata anche la corona di fiori del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e in visita anche i rappresentanti della comunità indiana di Milano e di Cortenuova, presenti anche ai funerali.

Già intorno alle 14 la chiesa era gremita, con molte persone di nazionalità indiana che hanno portato mazzi di fiori sull'altare. Tantissima la commozione della gente comune. Alle 15.15 il feretro di Eleonora ha raggiunto la chiesa: dietro il lunghissimo corteo funebre che ha accompagnato la salma dall'ambulatorio di Eleonora, dove era stata allestita la camera ardente, fino alla parrochiale. Con i familiari anche una rappresentanza del governo, con la presenza ai funerali del sottosegretario al ministero della Sanità. Due corrazzieri hanno trasportato la corona di fiori inviata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che hanno poi deposto vicino al feretro, in chiesa.

Il feretro è stato trasportato in chiesa in spalla da amici e conoscenti di Eleonora. Con loro anche il fratello Luigi che ha poi appoggiato sulla bara marrone, vicino a una corona di rose bianche, il candido camice della sorella. Vicino all'altare una gigantografia di Eleonora sorridente, che tiene in braccio un neonato.

Oltre al sindaco Alberto Finazzi, tantissime le personalità politiche che hanno partecipato alle esequie: rappresentanti della Regione con Raffaele Cattaneo e l'assessore Terzi, e della Provincia, con il presidente Ettore Pirovano. Con loro anche il sottosegretario all'Agricoltura
e all'Expo Maurizio Martina, Elena Carnevali, Giovanni Sanga e il direttore generale dell'Asl Mara Azzi, oltre a numerosi rappresentanti delle forze dell'ordine.

Il parroco Ettore Galbusera, dopo aver letto un passo dal Vangelo di Luca con la parabola del Buon Samaritano, ha preso la parola e si è rivolto alla famiglia di Eleonora. «È sempre difficile parlare in questi momenti: la morte, il lutto, la perdita farebbero prediligere il silenzio. Ma per quanto difficile sia parlare data la commozione e il dolore del momento, oggi è più semplice - spiega il sacerdote -: Questa è un'omelia già pronunciata, che ha pronunciato la stessa Eleonora. Pronunciata dalla dottoressa, in una notte qualsiasi».

E così il sacerdote prosegue e si rivolge a Eleonora: «Il Vangelo parla di te. Come nel Vangelo, tu eri in viaggio, "passandogli accanto hai visto e ne ebbi compassione. Tutto era buio" - don Galbusera cita il Vangelo e continua -. Grazie Eleonora per la tua omelia, la più bella della tua vita. Grazie che sei andata oltre il racconto stesso della parabola: non ti sei fermata e sei andata a cercare direttamente Gesù».

«Tu ci hai risvegliato fermandoti, facendoci capire, sperare, che anche l'uomo è capace di amore, di gratuità, di gesti senza calcolo - prosegue il parroco -. Grazie a te abbiamo compreso che un cuore pronto a dare tutto non lo improvvisi, lo educhi con il gesto della quotidianità. Perchè se ti innamori della vita fai nascere la vita». Don Galbusera va avanti con le sue parole cariche di emozione: «Grazie donna innamorata dell'uomo, cristiana innamorata di Gesù. La vita si dona per amore e l'amore non muore mai e questa è la speranza che professiamo oggi. Eleonora, il tuo è stato un amore giusto. Non ti sei chiesta: sei uguale a me o sei diverso? Hai ragione o torto? Da dove vieni? Sbaglio a fermarmi? - ha continuato don Ettore -. Ma ti sei detta solo: tu sei un uomo che ha bisogno di me».

«Oggi questa omelia non è professata solo da te, raggio di luce e di Dio, che è il significato del tuo nome, ma anche dai tuoi genitori che oggi, in questo modo, vivono i loro 46 anni di matrimonio: non pensavano certo di festeggiarli in maniera così assurda - ha detto -  ma anche così luminosa con gli occhi della fede». Don Galbusera parla della famiglia di Eleonora: «Questa è l'omelia dei tuoi genitori che nei giorni appena passati ci hanno raccontato la potenza della fede e ci hanno ricordato che non sono i soli a soffrire in questa ora: altri soffrono e in particolare ci sono quattro orfani che non hanno più un padre». Poi si rivolge al fratello Luigino, per la forza e il suo amore fraterno, commentando anche la presenza della comunità indiana: «Anche oggi, con il capo chino, queste persone ci hanno parlato di fraternità, con un cuore uguale al nostro. Un cuore che papà, mamma e Luigino hanno abbracciato con slancio».

Il sacerdote prosegue con la sua omelia, sempre parlando ad Eleonora: «In questa omelia c'è l'omelia di tanti tuoi colleghi, delle autorità religiose e civili. Ci commuove la carezza di Papa Francesco e la vicinanza del nostro vescovo Francesco. Ci sostiene l'affetto del presidente Napolitano, del nostro prefetto, del sindaco e di tutta la comunità cristiana che nella tua morte capisce cosa è la vita, la grazia di credere e di amare, nel rispetto, nella stima, del dialogo reciproco, senza prevaricazioni e odio».

Don Galbusera conclude con queste parole: «Ora il silenzio che verrà ci prepari a scrivere, ognuno di noi, con convinzione, forza con fede convinta altre pagine da Buon Samaritano. Perchè di tutto l'uomo può fare a meno ma non di amare e sentirsi amato: se impareremo ad amare e amarci sarà come dire a Eleonoro e a Gesù per primo che non sono morti invano. La loro morte ci ha donato la vita, la gioia di vivere e di amare».

Al termine della Messa, e prima della benedizione della salma, don Ettore Galbusera ha letto un messaggio del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi. Sull'altare anche alcune testimonianze come quella letta da una ragazza da parte di Luca Bartoli, l'amico architetto di Eleonora che domenica sera era in compagnia della dottoressa quando si è verificato il tragico fatto: «Quando ci si incontrava avevo la possibilità di arricchirmi nello spirito - recita il messaggio -. Dimostravi in maniera discreta la spettacolarità della tua intelligenza: eri una persona non comune e lo hai dimostrato con questo gesto». Poi ha preso la parola un sacerdote: «Cara Ele - ha detto -, la domanica del 1° settembre, nella nostra piccola chiesa, ci avevi detto con gli occhi lucidi che la vita sta tutta come guardi e cosa vedi. E tu cosa hai visto in quel momento? Cosa hai sentito? E ora come ci vedi? Grazie per la tua onestà di donna, per la voglia insopprimibile di libertà, per il sorriso che avevi nell'incontrarci e per aver saputo aprire il tuo cuore a uno sconosciuto».

A prendere la parola anche il sindaco di Trescore Alberto Finazzi: «Grazie Eleonora per il tuo sacrifio amorevole: è bello pensare che in questa vita terrena tutto ha un senso - ha detto -. Grazie genitori che siete stati capaci di contrapporre alla rabbia una sensibilità eccezionale, che colpisce e ci fa riflettere, che ci impone di fermarci e analizzare pacatamente - ha continuato il primo cittadino che ha concluso -: la gente di Trescore si è ritrovata e tutti ci siamo sentiti parte della vostra famiglia.

Ultimo a parlare papà Silvano: «Mia moglie Mariella, Luigi ed io in questi giorni, ormai una settimana, abbiamo incontrato, abbracciato e stretto mani per le consuete condoglianze, ma abbiamo anche avvertito una profonda condivisione che ci ha colpito: un grazie di cuore a tutti». E papà Silvano ringrazia: «Le pazienti di Eleonora, le amiche che condividevano gioie e dolori, i dirigenti dell'Istituto San Anna di Brescia, i suoi colleghi, le infermiere e i nostri parenti tutti». Poi il momento più commuovente: «Era il 14 settembre di 46 anni fa quando don Felice Colleoni celebrava il nostro matrimonio e oggi accompagneremo Eleonora alla sepoltura. Anche questo era stabilito nel progetto di Dio, ilbuon Samaritano non fa calcoli di convenienza». Papà Silvano continua: «Anche Gesù dice: "Fate così anche voi". E così ha fatto Eleonora. Per il giuramento di Ippocrate ma anche per la sua senbilità e dolcezza».

Poi si è rivolto alla comunità indiana, ringraziandola della vicinanza, e ha aggiunto: «Dio ci ha insegnato la redenzione, dopo l'espiazione della pena - e ha continuato -. Grazie alle forze dell'ordine, ai magistrati, ai giornalisti e fotografi che hanno divulgato momenti e aspetti del tragico evento. Non posso concludere senza ringraziare il presidente Napolitano, il presidente del Consiglio Letta, il presidente della Camera Boldrini, il presidente dell'Ordine dei Medici Pozzi». Papà Silvano ha concluso: «Scusate se dimentico altri che si sono uniti a noi, hanno scritto, telefonato, telegrafato, presenziato. Grazie a tutti voi».

Concluse le esequie, il feretro è uscito dalla chiesa sempre portato in spalla dal fratello e dagli amici. Il corteo funebre ha accompagnato la salma di Eleonora al cimitero di Trescore. Abbracciati nel dolore la mamma e il papà: in mano mamma Mariella ha tenuto il camice bianco di Eleonora. In tasca una rosa bianca.

Fabiana Tinaglia

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