«Non scorderemo il sorriso del Papa»
L'incontro con una famiglia di Bolgare

Desideravano l'abbraccio del Papa per il figlio Alessandro. Barbara e Angelo Tomasoni, gli occhi lucidi, sono ancora increduli mentre raccontano il sogno che si è avverato solo qualche giorno fa, quando hanno incontrato il Santo Padre.

Desideravano l'abbraccio del Papa per il figlio Alessandro. Barbara e Angelo Tomasoni, gli occhi lucidi, sono ancora increduli mentre raccontano il sogno che si è avverato solo qualche giorno fa, quando hanno incontrato il Santo Padre.

«Ho ancora un groppo in gola – si schermisce Angelo –, proprio come quando lo abbiamo incontrato. Avrei voluto dirgli tante cose e invece non sono riuscito neppure a parlare. Ma credo che abbia capito, il suo sorriso è il ricordo più caro. E devo tutto a mia moglie». È Barbara infatti che, presa carta e penna, lo scorso giugno ha scritto al pontefice, il marito neppure lo sapeva. Lo racconta seduta intorno al tavolo nella cucina della sua casa a Bolgare, mentre accarezza con lo sguardo le foto di quel giorno speciale.

Una storia in fondo simile a tante altre, quella di Barbara e Angelo: l'attesa felice di un figlio e poi un dolore immenso nello scoprire che Alessandro, che oggi ha 26 anni, ha gravi problemi di disabilità. «Riesco a confidarmi con lei Santo Padre – scrive nella lettera – perché ha portato una piccola luce di fede nel mio cuore, quando la vedo accarezzare ragazzi diversamente abili, è come se abbracciasse me ed Alessandro, dando un senso di serenità anche al mio cuore e alla mia anima, stanca di lottare ogni giorno. Le sarei immensamente grata se potesse incontrare la mia famiglia, e soprattutto Alessandro».

È il bergamasco monsignor Tino Scotti a telefonare per invitare la famiglia Tomasoni a partecipare, ai primi di settembre, alla Messa delle 7 nella cappella di Santa Marta, al termine della quale Papa Francesco li riceve. «È stato un momento unico – ricordano Barbara e Angelo –. Papa Francesco è semplice e dolce, rispettoso delle persone, soprattutto quelle più deboli, che quasi nessuno considera come tali. Difficile riuscire a spiegare che cosa abbiamo provato, ma siamo usciti da quell'incontro carichi di forza e di speranza, per noi e per tutte le mamme e i papà di ragazzi come Alessandro».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 22 settembre

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