Bergamo 2019, Sartirani replica:
«Consapevoli del nostro valore»

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, seguite all'email inviata da una lettrice di ecodibergamo.it, l'assessore alla Cultura interviene sulla corsa della nostra città verso la Capitale della cultura 2019. «Bergamo deve avere consapevolezza del proprio valore».

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, seguite all'email inviata da una lettrice di ecodibergamo.it, l'assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, Claudia Sartirani, interviene sulla corsa della nostra città verso la candidatura a Capitale della cultura 2019.

«Bergamo - dice - deve avere consapevolezza del proprio valore: è un'occasione unica per fare. Abbiamo di tutto, e di alto livello, ma spesso pensiamo che gli altri siano sempre e comunque meglio».

Ecco il testo dell'intervista pubblicata su L'Eco di bergamo del 25 settembre:

Che appello fa alla città?

«Ne avrei tanti».

Ne basta uno.
«Avere la consapevolezza del proprio valore». Dopo la consegna del dossier di candidatura per Bergamo Capitale europea della cultura 2019, Claudia Sartirani ha già la testa al giorno dell'orale: «Dovrebbe essere entro metà novembre» spiega l'assessore alla Cultura, che invita la città a crederci. «Troppo spesso Bergamo non si rende conto di quello che è, e di quello che ha. È una città bellissima, e mai come in questo lavoro preparatorio della candidatura me ne sono reso conto. Solo che...».

Che?
«Non siamo capaci di comunicarlo adeguatamente, a differenza di chi ha poco ma lo sa vantare a dismisura. Bergamo ha di tutto, ed è di alto livello, però spesso pensiamo che gli altri siano sempre e comunque meglio. Oppure preferiamo discutere delle rastrelliere per le bici che all'ospedale non ci sono o dei bagni chimici in centro. Ecco, in questi casi temo che non si sia capito cosa vuol dire candidarsi a Capitale europea della cultura».

Difficile mettere a fuoco un progetto se non viene condiviso.
«Non è vero. Io su questo la città non la seguo più».

Il problema è che molti non seguono il progetto, perché non se n'è saputo molto...
«Di comunicazione ne è stata fatta tanta, attraverso i giornali, gli infopoint, le varie manifestazioni: un segno l'abbiamo lasciato. Poi è anche vero che in questi quattro anni ne ho sentite di ogni...».

Del tipo?
«Che Bergamo è una città morta e che non ci sono iniziative alla quali partecipare: io dico semmai che spesso non c'è un'adeguata comunicazione, e in questo possiamo essere tutti un po' colpevoli. Ma c'è anche molta gente che, come dire, non ha molta voglia di applicarsi né di informarsi. E spesso trova comodo dire che non sa...».

Quindi ripartiamo dalla consapevolezza?
«Sì, perché è da vent'anni che partecipo a convegni, prima come professionista e ora come assessore, e sento dire sempre le stesse cose: "potremmo fare", "dovremmo fare", "se facessimo, l'Italia sarebbe...". Ma alla fine le cose non succedono mai. Ecco, questa è un'occasione unica per fare».

Scusi, a proposito di fare: avete fatto notti bianche per qualsiasi cosa, non potevate organizzarne una per la candidatura? Sarebbe stata una buona occasione per veicolare il progetto e raggiungere il maggior numero di persone possibile: uscire dalla cerchia degli addetti ai lavori e rendere davvero partecipe la città.
«Siamo stati comunque sempre presenti in ogni notte bianca, come a BergamoScienza, solo per fare due esempi. Ma il nostro metodo di lavoro è stato un altro».

E quale?
«Lavorare sulla condivisione di tutti i soggetti del territorio. Non dimentichiamo mai da dove siamo partiti, da una situazione di scollamento totale: abbiamo setacciato il territorio attraverso workshop collettivi e individuali, coinvolgendo le associazioni e tutte le realtà possibili. I progetti del dossier li abbiamo costruiti insieme a loro. Poi, certo, si potrebbe sempre fare di più, ma abbiamo un budget che impone delle priorità».

E la vostra quale era?
«Coinvolgere il territorio: abbiamo usato le forme più svariate di confronto, e ora partiamo con "Io voglio Bergamo 2019!". Vestiremo la città con questo messaggio, frutto di una campagna partecipativa che va oltre la nostra storia e il futuro, esemplificati dai personaggi illustri e dai giovani protagonisti nei totem. Poi ci saranno persone che non conoscono ancora la candidatura, per carità, ma il nostro atteggiamento è stato assolutamente inclusivo. A volte il problema è però un altro».

Quale?
«Che a Bergamo serve una sincera voglia di collaborare. Perché sulla carta si parla sempre di rete e di sinergie, ma raggiungere risultati non è mai facile».

Spostiamo l'obiettivo al giorno della verità: cosa succede da qui a metà novembre?
«Succede che abbiamo bisogno di tutti: delle imprese, di chi fa cultura, dei bergamaschi, di chi ama questa città».

E come sarà composta la delegazione che presenterà a Roma la candidatura?
«Ci stiamo lavorando, dobbiamo individuare a chi affidare questo compito».

Ermanno Olmi?
«È il presidente del Comitato promotore: mi piacerebbe che ci fosse quel giorno».

Insieme a chi?
«Abbiamo diverse realtà alle quali attingere: il Comitato scientifico, l'Università, i giovani, solo per citarne alcune. Potremmo anche scegliere uno studente a rappresentare Bergamo. E lì dovremo essere capaci di trasmettere l'orgoglio e la solidità di un progetto, il senso del lavoro che abbiamo fatto e la prospettiva che ci diamo».

Ce la sintetizza?
«Questo progetto è un grimaldello per fare tante cose: il modo di fare cultura a Bergamo risentirà molto del percorso seguito nella candidatura, di un lavoro di confronto continuo».

Secondo lei ce la facciamo a entrare nella short list?
«Ci sono buone probabilità: nel team c'è molto entusiasmo. Abbiamo lavorato tanto e bene, questo lo garantisco».

Ma se non si entra nella short list...
«La prospettiva mi angoscia già adesso, a pensarci. Però questo lavoro cambierà davvero molto nella città, comunque vada».

La corsa al 2019 è molto affollata.
«A ieri il ministero non aveva ancora comunicato il numero delle città candidate. Credo che una partecipazione così numerosa sia un bene per il Paese, poi c'è dentro di tutto: chi è partito 6 anni fa, chi 2 e chi un mese e mezzo fa. Mi interrogo molto sul contenuto dei dossier: magari noi siamo dei secchioni che ci siamo incaponiti nella costruzione di un progetto con fondamenta solide e alla fine vincerà chi ha dato sfogo alla sua creatività sul filo di lana. Mi domando solo che condivisione ci possa essere dal territorio».

E voi la sentite?
«Sempre di più».

Perugia il prossimo weekend presenta il progetto in una festa con la città. E Bergamo?
«Bergamo festeggerà quando entrerà nella short list. Lì sì: ce lo dobbiamo tutti».

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