Azzano San Paolo, morì sul lavoro
3 condannati, maxi risarcimento

Prime condanne - e un maxi risarcimento di oltre 1 milione e 200 mila euro per le parti civili - per la morte di Roberto Ezio Boarato, l'operaio quarantottenne di Sovere morto il 4 maggio del 2012 all'interno della Tenacta di Azzano San Paolo (gruppo Imetec).

Prime condanne - e un maxi risarcimento di oltre 1 milione e 200 mila euro per le parti civili - per la morte di Roberto Ezio Boarato, l'operaio quarantottenne di Sovere morto il 4 maggio del 2012 all'interno della Tenacta di Azzano San Paolo (gruppo Imetec) di via Piemonte 11. L'uomo lavorava come operaio per la Tecnostrutture di Vertova ed era impegnato, insieme ai colleghi, in un'operazione di rimozione dell'amianto dal tetto di un capannone, alla Tenacta di Azzano.

Ieri il giudice dell'udienza preliminare Raffaella Mascarino ha condannato in abbreviato a un anno (pena sospesa) S. G., 59 anni, e I. G., 36, di Gorno, membri della Tecnostrutture (il primo in qualità di consigliere delegato) e O. P., 40, di Gazzaniga, assistiti dall'avvocato Michele Olivati. L'accusa nei loro confronti era di omicidio colposo perché «con imprudenza, imperizia e negligenza», come si legge negli atti, consentirono a Roberto Ezio Boarato di lavorare sul tetto del capannone senza le adeguate protezioni.

Secondo la ricostruzione delle autorità che indagarono sull'infortunio, carabinieri di Stezzano, militari del nucleo ispettorato del lavoro e Asl, l'uomo si trovava sul tetto insieme ad alcuni colleghi. Il suo compito era quello di rimuovere il rivestimento di Eternit che poi sarebbe stato sostituito con pannelli fotovoltaici. Pare che gli altri avessero già adottato le varie protezioni, mentre l'operaio, che aveva indossato la tuta prevista per chi entra in contatto con l'amianto, non era ancora imbracato. Si trovava vicino a un lucernario coperto da un lastra di policarbonato, che cedette.

Boarato fece un volo di 12 metri, piombando all'interno del capannone. Il medico del 118 non poté far altro che constatarne il decesso. Ieri nel corso dell'udienza preliminare il giudice Raffaella Mascarino ha anche disposto un risarcimento da 1.239.448 euro per le parti civili, assistite dall'avvocato Michele Ribaudo: il padre, la madre, il fratello, la convivente e due figli maschi. Disposto il rinvio a giudizio, invece, per B. D., ingegnere di Como, responsabile della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori.
V. A.

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