In via Gleno detenuti pasticcieri
La recidiva crolla dall'80 al 10%

La ricetta è semplice: se i detenuti lavorano, senza starsene in cella a oziare tutto il tempo, hanno più probabilità, una volta fuori, di non ricadere nelle maglie della criminalità. Si abituano al tempo del lavoro, prendono confidenza con i ruoli sociali.

La ricetta è semplice: se i detenuti lavorano, senza starsene in cella a oziare tutto il tempo, hanno più probabilità, una volta fuori, di non ricadere nelle maglie della criminalità. Si abituano al tempo del lavoro, prendono confidenza con ruoli sociali che, per molti di loro, sono sempre stati sconosciuti o irraggiungibili.

«Dolci sogni liberi», il laboratorio di pasticceria promosso all'interno del carcere della cooperativa Calimero, affiliata a Confcooperative, nasce proprio da queste motivazioni. Sfruttando un finanziamento della legge regionale 8, la cooperativa ha acquistato le attrezzature esistenti dall'Aspan (l'associazione panificatori) e, con il supporto tecnico di un maestro d'arte bianca, ha coinvolto sei detenuti per farli diventare un team in grado di produrre prodotti smerciabili sul mercato.

«L'idea cerca di mettere insieme realtà del commercio equo e solidale - spiega Tramontano - collaborando con la cooperativa Equomercato di Cantù che fornisce i negozi equosolidali sul nostro territorio, ma anche prodotti biologici locali dalla cooperativa Aretè di Torre Boldone, che a sua volta inserisce detenuti nel mondo agricolo.

Del resto, i numeri parlano chiaro: il tasso di recidiva dei detenuti che hanno beneficiato di attività lavorative cala drasticamente a meno del 10% contro una media dell'80% fatta registrare dai detenuti che non seguono alcun percorso di inserimento. Risultati dai risvolti non solo sociali, ma anche economici: per ogni ex detenuto che non torna a commettere reati lo Stato risparmia mediamente 200 euro al giorno».

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