Una mamma e una futura mamma
Due storie sul treno per Milano

Una mamma e una futura mamma a confronto sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano. Due donne alle prese con ritardi, ma anche impegni lavorativi, situazioni igieniche pessime, costi aggiuntivi da sostenere. Perchè in ballo ci sono anche i figli.

Mamme alle prese con il lavoro, con la famiglia, con i mille impegni quotidiani. In questo turbine di attività, molto spesso si tralascia qualche dettaglio. Il dettaglio del trasporto, per esempio. Mettiamo infatti il caso che la mamma, impegnata e trafelata, sia anche una lavoratrice e una pendolare. E che il suo mezzo di trasporto sia il treno. Da qui qualche problema in più sorge, soprattutto se la donna e mamma in questione ha a che fare con la malefica tratta Bergamo-Milano.

Una mamma e una futura mamma a confronto sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano. Due donne alle prese con ritardi, ma anche impegni lavorativi, situazioni igieniche pessime, costi aggiuntivi da sostenere. E qui non si tratta di lamentarsi o di accusare, si tratta di dover per forza organizzarsi la vita. La propria e quella dei propri figli.

«Sono una madre di famiglia, che ogni giorno compie la tratta da Bergamo a Milano-Porta Garibaldi - racconta una nostra lettrice -. Conciliare il ruolo di mamma con quello di lavoratrice è sempre stato difficoltoso, ma ormai Trenord si impegna a fondo per renderlo pesantissimo. Infatti sono costretta a non poter più utilizzare il treno delle 7.16. Tale treno teoricamente mi permetterebbe di timbrare il cartellino entro i limiti consentiti dall'azienda, ma purtroppo è quasi sempre in ritardo ed è divenuto inservibile. Sono quindi costretta a prendere il 7.02 diretto in Centrale e a compiere poi trasbordi in metropolitana per arrivare a Garibaldi spendendo altri soldi per il biglietto Atm. In alternativa il 6.53 diretto a Garibaldi via Carnate». E ancora: «Al di là dell'ulteriore disagio e dei costi aggiuntivi, la cosa ancor più grave è la difficoltà di trovare persone disposte a prendersi cura dei miei bambini ad orari così mattinieri. Anche 15/25 minuti di differenza incidono pesantemente sull'organizzazione della famiglia. Evidentemente i signori di Trenord, presumo pagati a peso d'oro viste le loro grandi capacità, dispongono a casa loro di schiere di costose babysitter e di tate e quindi, poveretti, non possono capire certi piccoli problemi».

Una storia vera e una vita difficoltosa oltre che dispendiosa. COme quella di un'altra lettrice: «Eccomi qui sul treno delle 18:25 da Milano Porta Garibaldi a Bergamo costretta a prender questo treno dal ritardo accumulato questa mattina sul 7,16 da Bergamo a Milano Porta Garibaldi. Ed anche questo treno non promette nulla di buono... In bicicletta avrei una velocità maggiore. Sono al 7 mese di gravidanza e ormai manca poco al mio congedo di maternità, ma mai come in quest'ultimo mese ho sofferto i disagi di Trenord. Forse i ritardi potrebbero essere tollerati sé viaggiassimo in condizioni umane. Non so cosa stia succedendo alla nostra tratta, sarebbe bello capirlo.. Un esempio: martedì 5 novembre il treno è arrivato a Verdello talmente pieno che non ho potuto nemmeno tentare di raggiungere la carrozza dei miei colleghi che mi avrebbero ceduto almeno il posto. Son stata costretta a rimanere in piedi tra altre persone con la schiena a pezzi e c'è mancato poco che mi sentissi male per la mancanza d'aria. E non ero l'unica ad avere sbalzi di pressione. Una ragazza si è accasciata perché stava per svenire».

«In questi mesi ho sopportato caldo, sporcizia, puzza di freni bruciati ma a viaggiare ammassati come le bestie: non ci sto più. Non c'era posto nemmeno sui gradini delle scale dove spesso mi son seduta. Ho pensato tra me e me: "Pazienza, fra poco siamo a Lambrate", ma dal bivio di Treviglio il treno ha incominciato ad assumere una velocità piacevole per chi volesse fotografare ogni angolo della tratta o vedere di che colore ha i calzoni l'operaio della Brebemi ma non certo per chi deve timbrare il cartellino o deve essere a lezione entro una certa ora... Certo potrei starmene a casa, ma perché deve essere Trenord a decidere i tempi della mia maternità? Amo il mio lavoro ma sopportare un altro mese di viaggi così non c'è la farei».

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