Vittime di un attentato in Somalia
Due fratellini curati ai «Riuniti»

Sono tornati al sorriso grazie alle cure dei medici degli Ospedali Riuniti di Bergamo due fratellini somali che il 4 dicembre scorso erano rimasti coinvolti in un attentato terroristico che aveva preso di mira uno scuolabus con 50 bambini a bordo.

Il 4 dicembre 2008 in Somalia un attentato terroristico ha coinvolto uno scuola bus con a bordo 50 bambini. Tra questi due fratellini, Samira e Nasrudin Mohamed Jama, hanno riportato gravissime ferite e sono stati subito ricoverati all’ospedale “«Puntland Hospital» di Bosaso. Il 13 dicembre l’ospedale, privo delle strutture mediche per garantire le cure necessarie, ha diramato una richiesta d’aiuto a diverse organizzazioni internazionali.

La onlus S.O.S. «Solidarietà Organizzazione Sviluppo» di Padova – attiva in Africa dal 1986 in numerosi paesi tra cui Tanzania, Rwanda, Congo e Senegal - si è subito mobilitata per creare le condizioni per un rapido trasferimento dei due bambini in strutture sanitarie italiane. Contattata e attivata l’ambasciata italiana in Kenya, referente anche per la Somalia, sono stati ottenuti rapidamente i visti di soggiorno per i due bambini e i loro genitori ed è stato organizzato il non facile viaggio in Italia, totalmente sostenuto dall’associazione.

I contatti tra la S.O.S. e la Regione Lombardia – subito attivatasi attraverso la struttura Progetti di Sanità internazionale - hanno permesso di organizzare il ricovero in Italia; il 30 dicembre i due fratellini sono arrivati agli Ospedali Riuniti di Bergamo, individuato come il centro in grado di offrire le cure migliori data la situazione. Purtroppo le condizioni dei due fratelli sono apparse subito gravissime. Samira, 8 anni, è stata sottoposta a due interventi che hanno impegnato insieme chirurghi plastici e ortopedici, per valutare le lesioni ossee e una prima ricopertura cutanea.

Il 26 gennaio Samira è stata trasferita nel reparto di Chirurgia Plastica, diretto da Enrico Robotti, dove, dopo un innesto cutaneo preparatorio, è stata sottoposta a un complesso intervento di copertura della lesione al gomito con trapianto microchirurgico di lembo libero muscolare associato a innesto di nervo surale. Attualmente è ricoverata presso la struttura di Medicina Fisica e Riabilitazione, diretta da Guido Molinero per dare inizio alla riabilitazione, che si prevede durerà otto mesi. Solo in seguito si potranno valutare le ulteriori possibilità di recupero. Il fratello Nasrudin, 14 anni, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, durante il quale data la situazione non è stato possibile evitare l’amputazione del braccio sinistro. Ora è in buone condizioni fisiche e si sta valutando la possibilità di una protesi e della successiva riabilitazione ambulatoriale.

«Ancora una volta l’attività dell’associazione è stata indispensabile non solo per l’assistenza e la solidarietà alle vittime ma anche per l’esser riuscita a coinvolgere le strutture pubbliche in un’azione di soccorso umanitario - ha commentato Sonia Bonin Mansutti, presidente di S.O.S. Solidarietà Organizzazione Sviluppo -. In questa occasione si è riscontrata la sensibilità e la disponibilità di enti e persone che hanno permesso di raggiungere l’obiettivo in tempi utili. E’ per questo che un particolare ringraziamento va al Governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni, all’Assessore della Sanità Luciano Bresciani, al Dirigente della struttura Progetti di Sanità Internazionale Carlo Conti e al funzionario Mariella De Biase, agli Ospedali Riuniti di Bergamo e in particolar modo al Direttore Generale Carlo Bonometti, al Direttore Sanitario Claudio Sileo, ai primari Claudio Castelli, Enrico Robotti, Guido Molinero e a Daniele Alberti responsabile della Chirurgia Pediatrica».

Il direttore generale dei Riuniti Carlo Bonometti ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di essere stati coinvolti in un progetto internazionale, un campo nel quale i nostri medici e la nostra organizzazione si spendono già da diversi anni con ottimi risultati, ma che non sarebbe possibile portare avanti senza la collaborazione della Regione Lombardia e senza l’insostituibile contributo delle associazioni come S.O.S.».

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