Stando a successive perizie, si era stabilito che il quadro era di un anonimo pittore veneto, sempre del 1400, ma non certo della caratura del maestro siciliano.
Sotto accusa sono marito e moglie di Bergamo, rinviati a giudizio dal gup Alberto Viti. Il reato contestato per questo episodio è la tentata truffa; i tre, compreso l'avvocato, a vario titolo, si sarebbero inoltre resi responsabili, per l'accusa, anche di ricettazione, false attestazioni di autenticità delle opere d'arte ed evasione di Iva.
L. G., la consorte M. M., entrambi di 75 anni, e l'avvocato milanese F. P., 72 anni, compariranno alla sbarra il 23 novembre. Tutto era cominciato nella primavera del 2008, grazie a una segnalazione anonima che aveva indirizzato il nucleo di polizia tributaria della Finanza di Bergamo nell'elegante villa in città dove vivono L. G. e M. M.
I due avevano sparso la voce tra gli appassionati che erano intenzionati a vendere la propria collezione di opere d'arte. Qualcosa che gli inquirenti hanno valutato intorno ai 3 milioni di euro, ma che - stando alle contestazioni - la coppia si riprometteva di far fruttare fino a 175 milioni di euro. Un surplus di valore che, sempre per l'accusa, sarebbe avvenuto anche tramite dei raggiri.
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