Indignata la reazione della donna, che ha raccontato la propria drammatica vicenda al Giornale di Treviglio: «Quando ho letto la lettera - ha raccontato la donna alla rivista della Bassa bergamasca - sono scoppiata in lacrime come una disperata. E' normale una cosa del genere? Se vogliono saper dove sta basta andare in carcere. Ma la cosa più assurda è che seconod loro dovrei contattarlo per dirgli di pagare. Io sono stata violentata, avrebbero dovuto ribolgersi ai carabinieri per queste cose, e non possono scusarsi dicendo di non sapere dell'accaduto perché la frase "persona a lei nota" è presente sul verbale dei carabinieri, tra l'latro così è scritto non perchè conosco quell'uomo, ma perchè l'avevo visto due volte: la prima in compagnia di una donna presso il mio vicino, la seconda e ultima quando mi ha stuprata. Mi hanno spedito una raccomandata per dirmi questo, spendendo anche soldi pubblici. Quello che ha fatto l'Asl è fuori da ogni schema, non si sarebbero mai dovuti permettere di mandarm na lettera simile. Ho preparato una risposta, ma sto pensando di denunciarli. Esigo delle scuse pubbliche. Questa è una bestialità, si sono messi alla stessa stregua del mio aggressore».
Le scuse dell'Asl non si sono fatte attendere: «In riferimento alla vicenda segnalata dalla signora di Canonica d'Adda, l'Asl di Bergamo si scusa con la stessa per il disguido occorso. Di lettere simili, per il recupero di crediti, l'Asl ne spedisce dalle 300 alle 400 all'anno e si tratta di un obbligo di legge. La lettera è stata, purtroppo, inviata anche nel caso in questione. Lunedì prossimo, alla piena ripresa dell'attività lavorativa, il problema sarà risolto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA