Cesvi e Comune insieme
per Brasile, Peru e Paraguay

Cesvi e Comune di Bergamo hanno firmato un accordo per la gestione del progetto per la prevenzione della violenza nelle aree urbane, in collaborazione anche con lo Stato del Pernambuco (Brasile), la Regione di Loreto (Perù) e l’Intendenza del Paysandù (Uruguay). L’accordo è stato firmato dall’assessore alle Politiche sociali e migrazione Elena Carnevali e da Giangi Milesi, presidente di Cesvi, alla presenza di Vanni Maggioni, dell’Ufficio Pace e Cooperazione Internazionale del Comune di Bergamo e di Nazzara Pederzani, responsabile dei progetti Cesvi in America Latina.

Il progetto “Politiche locali di prevenzione della violenza in aree urbane marginali” si colloca all’interno del programma dell’Unione Europea “URBAL III”, che prevede la cooperazione attiva tra Europa e America Latina. L’iniziativa ha come titolare il Governo dello Stato del Pernambuco (Brasile) e altri 4 soci: Regione di Loreto (Perù), Intendenza del Paysandù (Uruguay), Comune di Bergamo (Italia) e Cesvi. Il progetto prevede il partenariato e lo scambio di esperienze fra i governi sub-nazionali dell’America Latina e dell’Europa per quanto riguarda programmi e politiche di prevenzione alla violenza esistenti nei diversi contesti, con l’obiettivo di diffondere buone pratiche che contribuiscano alla coesione sociale.

Il progetto nasce dal forte radicamento del Cesvi in diversi stati latinoamericani e dalla reputazione di cui gode l’organizzazione bergamasca presso l’Unione Europea. Il Comune di Bergamo ha aderito con entusiasmo a questa proposta del Cesvi, per portare l’esperienza di un ente locale italiano a livello internazionale e sviluppare la cooperazione con una regione del mondo particolarmente significativa per l’Italia.

I fondi assegnati dall’Unione Europea al Comune di Bergamo verranno utilizzati dall’Ufficio Cooperazione e Pace per attuare attività che favoriscano la partecipazione della cittadinanza attraverso il coinvolgimento dei gruppi che operano sul territorio sia nell’organizzazione che nella progettazione delle azioni. Il progetto include attività educative, scolastiche ed extra-scolastiche, che mirano alla prevenzione del disagio, della devianza e dei comportamenti a rischio.

Un altro aspetto centrale è la promozione della multiculturalità e dell’inserimento delle seconde generazioni di migranti, attraverso percorsi di educazione allo sviluppo locale e globale per insegnanti ed educatori. Una parte specifica del progetto è dedicata alla sicurezza e, in particolare, al ruolo della Polizia Municipale. La sfida è, da un lato, quella di potenziare le conoscenze e le capacità degli agenti di polizia di gestire situazioni conflittuali e dall’altro, quella di diffondere una cultura della mediazione dei conflitti a più livelli e con diversi strumenti: coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni di volontari, delle parrocchie, degli opinion leader presenti sul territorio.

I beneficiari diretti del progetto saranno educatori, rappresentanti comunitari, genti di salute, polizia municipale, impiegati del settore privato e gruppi vulnerabili che vivono in ambienti violenti. “Attraverso le Case del Sorriso, negli ultimi anni, ci siamo impegnati in diverse aree del mondo nella prevenzione della violenza contro l’infanzia e le donne” – afferma Giangi Milesi, presidente Cesvi. “Questo progetto ne costituisce uno sviluppo e ci rende felici anche per un’altra ragione: la partnership con l’amministrazione pubblica della città in cui siamo nati e in cui abbiamo la nostra sede internazionale. E’ un bell’esempio di sussidiarietà basato sul reciproco riconoscimento tra un ente pubblico e un’organizzazione non profit.”

“Questo progetto valorizza le esperienze costruite con le reti e le agenzie educative territoriali in questi 5 anni di lavoro partecipato – spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo Elena Carnevali - costruendo un metodo che oggi, grazie all’opportunità offerta da questa partnership, può essere strumento di lavoro in contesti di cooperazione con altri paesi come quelli presenti nel progetto”.

“Questo è un modo di fare cooperazione decentrata – dice Vanni Maggioni, referente Ufficio Pace e Cooperazione Internazionale del Comune di Bergamo - per gestire in termini di reciprocità lo sviluppo contestuale delle comunità corresponsabili dei progetti, così come in questi 5 anni è stato sempre perseguito dall’Ufficio Pace e Cooperazione internazionale”.

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