Costante impegno per la ricerca, migliore collaborazione tra oncologi, patologi e biologi molecolari, creazione di un maggior numero di reti e laboratori oncologici e un miglior dialogo tra primari oncologi, direttori generali e istituzioni, tenendo al centro il paziente ed i suoi bisogni, possibilità per tutti di accesso ai nuovi farmaci. Durante la prima giornata del XIII congresso nazionale del collegio italiano dei primari oncologici medici ospedalieri (Cipomo) di scena sino a sabato 16 maggio presso il Centro congressi Giovanni XXII, i primari hanno subito focalizzato i punti centrali in grado di ottimizzazione le risorse disponibili per consentire a qualunque paziente di poter usufruire delle migliori terapie oncologiche innovative disponibili.
In Italia – osserva Sandro Barni, primario Oncologia medica dell’ospedale di Treviglio – non c’è ancora omogeneità in tema di somministrazione dei farmaci ad alto costo ed innovativi come i biologici in quanto fra le Regioni esistono criteri di rimborsabilità diversi così come ogni regione ha affrontato in maniera diversa il problema della sostenibilità. Ci vogliono al contrario norme più chiare che valgano per tutti per avere la possibilità di mettere i farmaci biologici a disposizione di chi veramente ne può beneficiare. E le decisioni in questo senso dovrebbero essere condivise fra primari oncologici, direttori generali, assessorati regionali e l’agenzia italiana del farmaco (Aifa). Giorgio Cruciani, primario Servizio oncologico ospedale Umberto I di Lugo di Ravenna, parlando di sostenibilità e appropriatezza delle cure, evidenzia che “solo alcuni dei farmaci biologici innovativi hanno portato a risultati rilevanti anche nei tumori solidi, mentre per molti altri il vantaggio clinico è stato nel complesso modesto, con un aumento notevole però per quanto riguarda i costi terapeutici.
Questo è un problema serio che richiede strette sinergie tra i vari protagonisti”. Fondamentale anche la selezione dei pazienti nella scelta dei trattamenti. “Visto che i farmaci efficaci ci sono ma sono anche molto costosi – spiega Giordano Beretta, direttore Oncologia medica ospedale sant’Orsola-Fatebenefratelli di Bresca – e che le malattie tumorali non sono tutte uguali, è importante selezionare i pazienti per la migliore scelta dei trattamenti. Oggi le metodiche molecolari ci consentono di scendere più nel dettaglio, analizzando anche se un paziente è più recettivo ad uno specifico farmaco”.
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