Telefoni e Adsl, centinaia di utenti
pagano la guerra fra gestori

È tutta una questione di numeri. Poche cifre che però stanno impedendo il passaggio da un operatore all'altro a migliaia di utenti in tutta la Penisola, compresi centinaia di bergamaschi. Basta un esempio che vale per tutti, raccontato da un residente in città: usufruendo di una promozione di Tele2 per rete fissa e Adsl, a febbraio ha sottoscritto un contratto passando da Infostrada al nuovo operatore.

Un «trasloco» che però, in realtà, nonostante i numerosi solleciti, non è mai avvenuto. La colpa? Se per Infostrada sarebbe da imputare a Tele2, che avrebbe fatto pervenire la prima richiesta di migrazione solo a fine aprile, per la multinazionale inglese delle tlc il caso del malcapitato utente bergamasco rientrerebbe tra quelli in cui il cliente è costretto a chiamare l'operatore attuale per farsi dare il «permesso» di passare ad altro operatore.

Ed è proprio qui che casca l'asino. Il tanto agognato permesso, che altro non è che il codice di migrazione - un numero composto da tre tranche che rappresenta un po' la carta d'identità del cliente - è diventato il pomo della discordia tra compagnie telefoniche, tanto da diventare l'oggetto di una doppia causa civile che sfiora i 150 milioni di euro. Pochi mesi fa Vodafone e Tele2 avrebbero infatti trascinato Wind (della stessa società di Infostrada) e Fastweb sui banchi dei tribunali di Milano e Roma.

Secondo l'accordo quadro del 2008, infatti, questo codice dovrebbe essere fornito dall'operatore che si vuole abbandonare. Ma esiste anche una strada alternativa: anziché essere fornito dall'operatore di provenienza (che in quanto «tradito» potrebbe ritardare l'operazione) i numeri di questa sorta di codice identificativo possono essere autogenerati dal gestore al quale si intende passare.

E proprio questo procedimento di autogenerazione, che porta spesso ad una serie di errori, sarebbe stato foriero della doppia causa contro Wind e Fastweb, accusati di aver bloccato il passaggio a Vodafone e Tele2 di circa 40-47 mila clienti in un anno. Tra questi rientrano anche i bergamaschi: c'è chi ha segnalato di essere in attesa di attivazione del contratto dallo scorso febbraio. In un primo momento gli utenti, che spazientiti avevano scritto a Tele2, si sono sentiti rispondere che i ritardi erano dovuti a una delibera del Garante delle Telecomunicazioni che, in accordo con tutti i gestori e operatori di telecomunicazione fissa, imponeva di gestire quotidianamente una quantità limitata di ordini.

Una comunicazione standard - come replicato da Tele2 - che fa riferimento a un grattacapo che solo in parte è stato risolto con un'altra delibera emanata a novembre da Agcom. Già, ma il problema è anche un altro: esaminando più accuratamente il caso, Tele2 ci fa sapere che rientra «tra quelli in cui il cliente è costretto a chiamare l'operatore attuale per farsi dare il "permesso" di passare ad altro operatore». In pratica lo sfortunato utente è uno tra i circa 47 mila clienti sospesi tra i due fuochi delle compagnie telefoniche, che nel frattempo stanno portando avanti la loro battaglia in tribunale.

E che, come avviene in questi casi, non perdono l'occasione di giocare allo scaricabarile: se per Tele2 quello del nostro lettore è infatti uno tra i tanti casi che rientrano nella querelle sull'autogenerazione dei codici, per Wind la colpa del ritardo non sarebbe altro che da imputare a Tele2. «A Wind risulta che "la prima richiesta di migrazione avanzata da Tele2 risale a fine aprile. Inoltre - spiegano dall'azienda - la richiesta del codice di migrazione è pervenuta solo il 14 maggio. Wind ha chiamato la cliente il giorno successivo e, siccome irreperibile, il codice è stato definitivamente fornito il 19 maggio».

Ma se per il nostro lettore l'intricata questione potrebbe essere arrivata al capolinea, tanti sono i clienti ancora in attesa di «traslocare». Anche per loro però c'è una buona notizia. La decisione presa nei giorni scorsi dall'Autorità delle Telecomunicazioni dovrebbe, infatti, semplificare i trasferimenti e accelerare i tempi. Le nuove disposizioni prevedono l'obbligo per gli operatori di pubblicare su tutte le fatture il codice di migrazione necessario per avviare la procedura entro 90 giorni dalla pubblicazione del provvedimento in gazzetta ufficiale ed entro 180 per la clientela business.

Inoltre l'Autorità ha anche disposto che devono essere portate a buon fine le procedure avviate con «codici autogenerati», cioè ricostruiti dagli operatori in base ai dati dell'utente per acquisire clienti che non erano ancora riusciti a ottenere il codice di migrazione dal gestore che volevano lasciare. Un motivo di contenzioso che forse potrebbe essere definitivamente risolto con buona pace di chi, sperando di risparmiare qualche soldino, si è trovato suo malgrado nel bel mezzo di una doppia causa tra i big della telefonia.

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