Micheletti, presidente «bergamasco»,
resiste in Honduras: «Non mi dimetto»

Il presidente ad iterim dell'Honduras, Roberto Micheletti, di origine bergamasca (il padre Umberto era di Bergamo città), non intende dimettersi nonostante le crescenti pressioni da parte della comunità internazionale per un ritorno immediato e senza condizioni di Manuel Zelaya, il presidente deposto domenica dai militari, a poche ore dall'apertura delle urne per un referendum che gli avrebbe potuto spianare la strada per una possibile rielezione. Referendum contestato e giudicato illegale dall'esercito e dalla Corte suprema honduregna.

«Sono stato nominato dal Congresso, che rappresenta il popolo honduregno», ha detto Micheletti in una intervista concessa all'Associated Press. «Nessuno può farmi dimettere, a meno che io non violi le leggi del Paese», ha aggiunto.

Micheletti ha confermato anche la sua intenzione di arrestare Zelaya, se il presidente deposto tornerà nel Paese. Zelaya, il deposto è accusato di traffico di droga. Il nuovo ministro degli Esteri honduregno, Enrique Ortez, ha detto alla Cnn in lingua spagnola che «ogni sera atterravano (in Honduras) tre o quattro aerei immatricolati in Venezuela, senza l'autorizzazione delle autorità competenti, che trasportavano ingenti quantità di denaro, frutto del traffico di droga».

Intanto la comunità internazionale sta continuando a condannare il golpe.

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