L'operaio morto al nuovo ospedale
Dai sindacati una sottoscrizione

Giornata di lutto e di sciopero al cantiere del nuovo ospedale Giovanni XXIII di Bergamo dove nella giornata di mercoledì 15 luglio è morto un operaio di 56 anni. L'uomo, Mario Soggiu, di origini sarde, è deceduto cadendo da una scala interna della torre numero 3: forse per il buio della rampa, l'uomo è caduto dal pianerottolo dal quinto al quarto piano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'operaio sarebbe entrato nella zona di cantiere vietata mentre era impegnato in una telefonata, pare anche piuttosto movimentata (sembra infatti che l'uomo si stesse separando dalla mogie). La zona era buia e l'operaio sarebbe finito contro la barriera in legno che delimitava il piano e che si sarebbe rotta sotto il peso dell'uomo di robusta corporatura. Soggiu sarebbe quindi caduto, sbattendo violentemente la testa e morendo sul colpo.

I sindacati, che hanno immediatamente sottolineato come «il tragico incidente poteva essere evitato», hanno indetto un'assemblea di due ore che si è conclusa con la decisione di incrociare le braccia per tutta la giornata lavorativa di giovedì 16 luglio. All'incontro, che ha visto tutte e tre le sigle sindacali unite e la partecipazione di rappresentanze delle categorie degli edili e dei metalmeccanici, ha riunito circa 120 lavoratori, ma non tutti hanno aderito alla giornata di mobilitazione.

Lo sciopero vuole sottolineare l'importanza e il necessario rafforzamento delle misure di sicurezza nel cantiere ed esprime solidarietà nei confronti dell'operaio deceduto. I sindacati richiedono inoltre un ampliamento dell'attività del Coordinamento di sicurezza che opera settimanalmente all'interno del cantiere del nuovo ospedale.

«Il lavoratore è deceduto per le conseguenze di una caduta da una scala non protetta e il cui accesso non era stato bloccato - scrive la segreteria sindacale della Fiom Cgil -. La morte del lavoratore è ancora una volta da attribuire alla mancata applicazione delle norme in materia di sicurezza e alla violazione degli obblighi da parte delle aziende committenti e appaltatrici di informare e formare correttamente i lavoratori sui rischi presenti nell’ambiente di lavoro». «Ancora una volta - continua il comunicato - dobbiamo chiedere che si applichi in tutte le sue parti il Testo Unico in materia di sicurezza e salute dei lavoratori, che le assegnazioni delle attività lavorative date in appalto non siano definite dal massimo ribasso dei prezzi, che le Asl e la Magistratura vigilino attentamente sulle applicazioni delle norme sui grandi lavori. Nel primo semestre 2009 gli infortuni compresi quelli mortali sono raddoppiati nel settore metalmeccanico rispetto al corrispondente periodo del 2008, questo dato smentisce completamente l’ottimismo dell’Inail e del Ministro Sacconi, che come se nulla fosse intenderebbe procedere nelle prossime settimane con un decreto legislativo allo smantellamento di fatto del Testo Unico. La Fiom si impegnerà in tutte le forme a difendere il d.lgs 81/08 e anche di fronte a questo ennesimo omicidio sul lavoro si costituirà parte civile nei confronti dei responsabili sia dell’impresa di cui era dipendente il lavoratore deceduto che dei dirigenti degli ospedali Riuniti di Bergamo».

Da parte loro FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL di Bergamo , si legge in un comunicato, «promuovono una sottoscrizione volontaria tra i lavoratori dipendenti delle imprese che operano nel cantiere del Nuovo Ospedale di Bergamo. La sottoscrizione è estesa anche all’Azienda Ospedaliera, alla Direzione Lavori, al CSE e a tutti coloro che volessero partecipare. La somma raccolta sarà devoluta alla famiglia dell’operaio Mario Soggiu, morto mercoledì in cantiere. Chi volesse partecipare può rivolgersi a Romeo Lazzaroni, Rappresentante dei Lavoratori alla sicurezza, reperibile al numero 338.3212171. Anche le organizzazioni sindacali dell’edilizia, oltre ad esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia, contribuiranno materialmente alla sottoscrizione. Si auspica una forte partecipazione all’iniziativa».

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