Muore 17enne a 5 giorni
dallo schianto: donati gli organi

Il suo compagno di banco, Michele, seduto fuori dal reparto di neurochirurgia, scorre le fotografie che li ritraggono insieme. Tutti i giorni, a scuola, erano gomito a gomito. E fino all'ultimo è stato così. Fino a quando i medici hanno detto che per il «Savo» - come lo chiamavano tutti - non c'era più nulla da fare. Matteo Savoldelli aveva 17 anni. Ne avrebbe compiuti 18 il 26 agosto, fra pochi giorni. È morto venerdì 7 agosto agli Ospedali Riuniti, dove era stato ricoverato in terapia intensiva dopo un gravissimo incidente in moto avvenuto domenica a Nese di Alzano. Matteo non si è più svegliato dal coma. I genitori Pierangela Scarpellini e Luigino Savoldelli hanno acconsentito al prelievo degli organi, eseguito nel tardo pomeriggio. Lascia anche un fratello maggiore, Luca.

Erano circa le 15,30, domenica, quando Matteo Savoldelli stava tornando verso Bergamo, dopo essere stato con alcuni amici alle Buche di Nese. Erano in sette, cinque in auto e due in moto: un ragazzo di Albano alla guida, Matteo Savoldelli passeggero. Improvvisamente la ruota anteriore urta un cordolo. La moto si ribaltata, i due finiscono a terra. Il conducente riporta diversi traumi ma non è grave. Matteo Savoldelli, invece, finisce in coma e le sue condizioni sono da subito definite critiche. Fino al decesso, ieri in mattinata. La data dei funerali non è stata ancora stabilita. Nelle prossime ore sarà fissata l'autopsia.

Matteo Savoldelli abitava al pianterreno di una palazzina in via Quintino Alto, 17. Aveva frequentato le elementari Papa Giovanni e le scuole medie Camozzi. Poi aveva scelto l'Istituto alberghiero, frequentando dalla prima alla terza la sede di Nembro e passando, in quarta, a quella di San Pellegrino. «Aveva scelto la specializzazione sala-bar», spiega il suo compagno di banco, Michele. L'estate scorsa aveva fatto la prima esperienza di lavoro: cameriere alla caffetteria Suite di viale Papa Giovanni XXIII, a Bergamo. «Amava il buon cibo, la sua Vespa 125, il suo casco MoMo, la cagnolina Neggy», dicono gli amici. Già, gli amici. Matteo Savoldelli ne aveva tantissimi: a scuola, al «Pilo» (il centro sportivo di via Rosolino Pilo, che frequentava), all'oratorio di Monterosso. Proprio gli amici non lo hanno lasciato un attimo e hanno pregato fino all'ultimo: «Lunedì sera abbiamo fatto una veglia in chiesa con don Luciano (il curato di Monterosso, ndr) - racconta un'amica - e abbiamo acceso ciascuno una candela». A quella veglia, ricorda il parroco don Remo Luiselli, hanno partecipato circa 150 adolescenti. «Finite le preghiere - prosegue la ragazza - siamo tornati all'ospedale e, dato che avevamo ancora con noi le candele, le abbiamo accese e abbiamo continuato a vegliare lì». Un'amica dei genitori di Matteo aggiunge: «Non ho mai visto tanta compostezza e maturità in ragazzi di 16-18 anni. Tutti volevano bene a Matteo. Era bello, sorridente, solare con tutti». Su Netlog (un social network amato dagli adolescenti) sono decine i messaggi d'addio che compaiono sulla pagina personale di Matteo. «Addio "Savo" - scrivono - vivrai per sempre nei nostri cuori».

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