«Casa del fascio» a Caravaggio
Il Demanio la mette in vendita

Chi l’acquisterà dovrà rendersi conto che non si tratta solo un edificio di tre piani di 1.250 metri quadri con annesso un giardino di 4.200 metri quadri ma anche di una testimonianza architettonica di una lunga e controversa pagina della storia d’Italia. La Casa del fascio di Caravaggio, essendo stata completata nel 1939, ha svolto la funzione per cui era stata costruita per pochi anni. Dal dopoguerra fino a pochi anni ha dato alloggio a famiglie disagiate. Che cosa diventerà in futuro non si può ancora sapere. Bisognerà aspettare il 16 settembre, data in cui verrà messa in vendita dall’agenzia del Demanio.

Base d’asta – che considera le pessime condizioni in cui si trova lo stabile – 893 mila euro. Comune, Provincia e Regione avrebbero potuto far valere il loro diritto di prelazione come previsto dalla legge per tutti i beni devoluti allo Stato dopo la caduta del regime fascista. Troppo alta però la cifra per il suo acquisto e le spese che si dovranno necessariamente affrontare per la sua sistemazione. Auspicio comune comunque è che, come è stato invece il destino di altri edifici costruiti in epoca fascista in Bergamasca, la casa non venga demolita. L’edificio, che si affaccia sulla centrale via Bietti, è stato progettato dall’architetto bergamasco Alziro Bergonzo. La sua struttura, che trae spunto dalla corrente architettonica «razionalista», è funzionale ma allo stesso tempo celebrativa dell’ideologia fascista. Particolarmente ricco il suo apparato decorativo, soprattutto sulla facciata est che si può vedere percorrendo il viale del santuario. La copertura è stata realizzata con mattoni a vista posti ad angolo.

Spiccano inoltre le cornici di intonaco delle finestre di tutti e tre i piani e il grande fregio dell’aquila fascista. L’aquila è unica superstite alla spoliazione degli altri fregi subita dall’edificio nel dopoguerra: le lettere che sulla facciata nord componevano la scritta, ancora chiaramente visibile «Nel segno del littorio abbiamo vinto. Nel segno del littorio vinceremo» e i grandi fasci (di cui sono ancora visibili i segni dei supporti) che decoravano la facciata sud rivolta sulla grande terrazza-sacrario caratterizza da un imponente peristilio a cielo aperto. Qui si svolgevano manifestazioni di carattere politico. Ogni casa littoria, oltre ad essere rappresentanza locale del partito fascista, era anche luogo del dopolavoro e dell’educazione sportiva. Per questo motivo all’interno della Casa del fascio di Caravaggio oltre agli uffici (al secondo piano), si trovava un salone (primo piano) che si prestava a feste popolari ma anche ad esercitazioni sportive. Adibito semplicemente a magazzino invece il piano seminterrato.

Questi spazi dopo il 1945 erano stati divisi con tavolati e trasformati in alloggi per famiglie disagiate. Funzione che hanno mantenuto fino a cinque anni fa quando il Comune, per la mancanza di sufficienti condizioni igienico-sanitarie, ha deciso il trasferimento delle famiglie che ancora vivevano all’interno dell’edificio. Per capire quale potrà essere la nuova destinazione di questi spazi bisognerà attendere l’asta del 16 settembre (prevista alle 11, a Milano, in Corso Monforte, nell’agenzia del Demanio). «Purtroppo per carenza di risorse economiche non abbiamo potuto acquisire l’edificio – spiega il sindaco di Caravaggio Giuseppe Prevedini – la soluzione migliore sarebbe stata la sua cessione gratuita al Comune, con vincolo di non alienarla. In questo modo avremmo potuto investire sulla sua riqualificazione trasformandola in un edificio a funzione pubblica come un museo, una caserma, oppure una scuola».

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