Muratori «bergamaschi doc»
solo se sprezzanti del pericolo

Il vero muratore bergamasco non ha bisogno di protezioni, elmetto e imbragature in primis: meglio essere sprezzanti del pericolo e chi più lo è, più può dirsi un muratore orobico doc. È quanto emerge da una ricerca di alcuni docenti e ricercatori del Centro di ricerca interdisciplinare di Scienze umane, salute e malattia dell’Università di Bergamo che, per preparare il nuovo master universitario di primo livello per formare «Esperti in processi di formazione e di sviluppo della sicurezza nel lavoro» hanno ascoltato i racconti di una quarantina di capicantieri.

Ne è nato un libro che verrà presentato in autunno dal titolo emblematico «Se manche me... al borla so tot. Storie di ricerca e formazione in edilizia» (Se manco io... crolla tutto) che va a fondo sul rapporto tra cantieri e sicurezza, osservando alcuni dati sociologici e culturali su cui operare per combinare nel dna orobico sicurezza e competenza.

La ricerca ha analizzato in particolare il rapporto tra esposizione al rischio nella pratica professionale in relazione a quattro nodi problematici: le condizioni di lavoro, la differenza di genere, l’immigrazione e le nuove tecnologie. La sicurezza, da quanto emerge nella ricerca, non è dettata da una mancanza di normative, quanto piuttosto dalla difficoltà di rispettarle a causa di alcune «riserve culturali» congenite nel Dna dei muratori bergamaschi, ma anche per alcuni cambiamenti non pienamente metabolizzati della vita del cantiere.

Il cantiere, raccontano i muratori orobici, è cambiato. Tante squadre, tanta gente, la necessità di essere efficienti e tempestivi. Una fretta che a volte non gioca a favore della sicurezza.

Un altro elemento che gioca sul fattore sicurezza è la mancanza di esperienza di molti muratori che arrivano sul cantiere.

Nei capicantiere più anziani è difficile far passare la cultura di una formazione che non sia quella maturata sul campo. I più giovani invece si sono formati nelle scuole edili e hanno un approccio più tecnologico al cantiere che i più anziani non riconoscono.

Alcune testimonianze poi raccontano di come il cantiere è cambiato in questi ultimi anni con la presenza di immigrati, spesso vittime di caporalato e di abusi e allo stesso tempo impreparate (anche meno attrezzate) e quindi poco garantite in termini di sicurezza. Sul cantiere, prima che in qualsiasi altro luogo, si sperimentano gli effetti di una società multiculturale.

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