Con gli angeli dell'Abruzzo
un reportage dall'Aquila

Li chiamano gli angeli e in effetti lo sono. Non hanno ali dorate, ma elmetti neri e rossi. Sono i vigili del fuoco e la loro presenza è una delle poche certezze su un terreno, quello dell'Abruzzo, che dal 6 aprile scorso ha registrato oltre 14mila scosse. Tra loro ci sono anche squadre che partono settimanalmente da Bergamo. Su L'Eco di Bergamo del 24 agosto uno speciale di due pagine sui bergamaschi in aiuto nelle zone dell'Aquila

Li chiamano gli angeli e in effetti lo sono. Non hanno ali dorate, ma elmetti neri e rossi. Sono i vigili del fuoco e la loro presenza è una delle poche certezze su un terreno, quello dell'Abruzzo, che dal 6 aprile scorso ha registrato oltre 14mila scosse. Li chiamano angeli perché a poche ore dal sisma erano già presenti in oltre 2.700 ed erano operativi pronti a liberare detriti dalle strade, a estrarre da sotto le macerie le persone ferite, a tutelare patrimoni artistici e informatici di una città che in un batter d’occhio aveva perso tutto.

Da allora sono ancora lì, li trovi ovunque a L’Aquila e dintorni. Sono all’entrata della zona rossa della città, quella delimitata, sgomberata e deserta dove per strada trovi solo gatti e il silenzio irreale è rotto dai piccioni che tubano dai cornicioni. Ci sono anche squadre che partono settimanalmente da Bergamo. All’inizio dell’emergenza erano due squadre di nove vigili del fuoco dei 250 sparsi tra le caserme di Bergamo, Orio al Serio, Clusone e Zogno. Ogni venerdì una squadra dà il cambio ai colleghi presenti a L’Aquila, sono perlopiù specialisti del gruppo Usar (acronimo di Urban search and rescue), delle squadre cinofile e del gruppo Saf (Speleo Alpino Fluviale).

Su L'Eco di Bergamo del 24 agosto uno speciale di due pagine sui bergamaschi in aiuto nelle zone dell'Aquila

© RIPRODUZIONE RISERVATA