Valigia di disabile persa dopo un volo
Finite le ferie, rispunta in aeroporto

«La valigia è sempre stata all’aeroporto di Bari. L’abbiamo rintracciata poco prima di partire grazie all’aiuto di un volontario e di una hostess». Si è conclusa così, con un ritrovamento fortunoso che per i protagonisti ha il sapore di una beffa, la tormentata vacanza di Dario Volpi, 43 anni, disabile originario di Romano e ora residente a Bologna, partito il 24 agosto scorso da Milano Linate per Bari Palese con una cinquantina di bergamaschi del gruppo anziani e pensionati dell’Associazione artigiani, per trascorrere una vacanza al mare a Torre Canne, in provincia di Brindisi.

Nei suoi bagagli Volpi, paraplegico per spina bifida, disabile motorio dalla nascita, custodiva oltre agli abiti e agli effetti personali, medicine necessarie per seguire le terapie quotidiane che gli permettono di stare bene. È stato costretto a cercarle e a ricomprarle tutte sul posto, pagandole di tasca sua: «Tra l’altro - spiega - non è stato possibile reperire esattamente gli stessi farmaci, nonostante il personale dell’hotel dove risiedevo si sia prodigato per aiutarmi».

Volpi è stato costretto anche a procurarsi gli indumenti e il materiale necessario per la vacanza: «Doveva essere un periodo di riposo - osserva con amarezza -, ma lo smarrimento del bagaglio me l’ha rovinato. Ma ciò che più mi fa soffrire è che nessuno abbia fatto nulla per trovare la mia valigia anche se ho fatto presente agli uffici competenti la situazione di grave disagio. Per 15 giorni abbiamo tempestato di telefonate l’ufficio dell’aeroporto che si occupa di queste situazioni: nella maggior parte dei casi non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Quando trovavamo un operatore non faceva altro che darci il numero di un altro ufficio, e la trafila ricominciava. Abbiamo inviato anche un fax che non ha avuto alcuna risposta. E alla fine abbiamo scoperto che la valigia è sempre stata lì».

Il volontario e la hostess l’hanno trovata in una zona inaccessibile al pubblico e molto lontana da quella dove vengono custoditi i bagagli smarriti. «Ho dovuto seguire una trafila burocratica complessa per poter partire - ha sottolineato Volpi -, perché le compagnie richiedono tra l’altro ai disabili un certificato medico che dimostri l’idoneità al volo. Ho rispettato le regole ma cosa ho avuto in cambio? Il bagaglio era in aeroporto, bastava un po’ di buona volontà per andare a vedere. Perché nessuno l’ha fatto? Si parla tanto di diritti dei disabili e di viaggi accessibili, ma poi la realtà, come questo episodio dimostra, è ben diversa. Non so se mi cimenterò un’altra volta in un’impresa del genere. Ma vorrei che quello che è successo a me non capitasse più a nessun altro».

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