Lettere in redazione: «Così si perdono
valori universali di libertà e giustizia»

«Mi consenta di esprimere da cittadino italiano e da elettore del limitrofo comune di Bergamo, tutto il mio sconcerto per la decisione assunta dalla Sua amministrazione. Capisco che Peppino Impastato non sia una personalità o un simbolo "locale" del Suo paese. Ma i simboli e i valori della civiltà non hanno terra, non hanno lingua, non hanno tempo. Per capire, rispettare e condividere il messagio del Mahatma Gandi, di Martin Luther King, di Gesù Cristo - chiaro nessun paragone diretto, ma è dei contenuti del loro insegnamento che mi preoccupo - o del più sconosciuto dei partigiani italiani trucidati dai nazifascisti, non ho bisogno di parlare indiano o aramaico, di essermi bagnato nelle acque del Mississipi o del Giordano... La miopia si è sostituita alla lungimiranza; l'ignoranza ha definitivamente preso il posto del senso civico. Lei ha perso una grande occasione per testimoniare i valori universali della libertà e della giustizia - e Peppino Impastato, martire della mafia, ostinato, retto e intransigente cittadino ITALIANO che non si è piegato alla oppressione di una forza incontenibile e violenta è un simbolo incarnato di giustizia e di libertà. Sciogliere questa grandezza in distanze chilometriche e culturali è un gesto meschino, infimo, da uomini piccoli. Le auguro di non dover mai trovarsi nella situazione di difendere se stesso e le proprie idee da una oppressione cosi terribile. Sono certo che non sarebbe un grande esempio di umanità coraggiosa. Senza alcuna simpatia».
Giovanni Gambaro


«Sono una di quelle tante meridionali che vive a Bergamo e che tra l'altro ci resterà! Ho sposato un bergamasco! Quando sono arrivata in questa città,è stato molto difficile per me riuscire ad inserirmi..un po' perchè ero lontana dalle mie abitudini, dai miei affetti, dai miei odori e sapori, dal mio mare..un po' per la diffidenza della popolazione bergamasca, un po' per la grande diversità che c'è tra la mentalità bergamasca e quella siciliana.Nonostante tutto, adesso posso dire di essermi inserita in questa bella città..riconoscendone i pregi e i difetti..come del resto in ogni città d'Italia. Ogni tanto però qualche episodio "mi fa girare le palle"..Come può un sindaco permettersi di agire in questo modo? Ma non si vergogna? Mi viene immediatamente da pensare che è solo una persona chiusa, ottusa,bigotta..e oserei dire "ignorante", nel senso che ignora la storia di un eroe ITALIANO prima che SICILIANO, morto perchè credeva in dei veri ideali. Peppino Impastato, come tanti altri SICILIANI (Falcone, Borsellino, Fava, La Torre..chissà se li ha mai sentiti nominare?) hanno avuto il coraggio di combattere a rischio della vita...LUI PER COSA LOTTA? Per togliere la targa dalla biblioteca di Ponteranica? Per mandare via i terù? Lasciamo che anche i ragazzi conoscano e non dimentichino la storia di oggi.. Mi fa troppa rabbia tutto ciò; mi fa troppa rabbia la mentalità leghista! Ma.. mi fa ancora più rabbia il dover dire che a Bergamo ci vivo bene per tante cose ed invece per tante altre scapperei immediatamente!!Forse per la felicità sua! VERGOGNA!!! Spero che il signor sindaco del comune di Ponteranica capisca che la storia è fatta di uomini e non solo targhe!
Nadia O.

«Spettabile redazione, su tutti i giornali di oggi è stata messa in evidenza la notizia che nel Comune di Ponteranica il sindaco leghista ha fatto togliere la targa che dedica la Biblioteca Comunale a Peppino Impastato, vittima della mafia. La motivazione: era un siciliano, non un lombardo! Così tutta Italia avrà appreso la notizia certo con amarezza e sconforto, se non con indignazione. Ma non sarà così per i tanti lombardi che seguono i dettami della Lega ed obbediscono ad un crescente indottrinamento rivolto alla chiusura nel proprio piccolo, ad una autarchia culturale sempre più limitata e meschina. Per chi vive qui nella Bergamasca è facile constatare come questa sub-cultura si stia diffondendo da tempo. Basta pensare alle recinzioni dei sagrati delle chiese per impedire il transito di exta-comunitari islamici; oppure alla diatriba scoppiata qualche anno fa tra due amministrazioni, entrambe leghiste, di due paesini confinanti in Val Seriana, quando per entrambi nacque la necessità di realizzare un nuovo Cimitero. L'idea iniziale (e più logica) di pensare ad un unico Cimitero comune, fu bocciata perché "i morti di una comunità non potevano riposare accanto ai morti dell'altra" . Non mi meraviglierei se altri sindaci leghisti seguissero l'esempio togliendo tutte le targhe che ricordano illustri personaggi italiani e stranieri. Esauriti i nomi dei pur illustri personaggi locali, magari tradotti in dialetto, in alternativa proporrebbero i nomi di "Giupì" o di "Pacì Paciana"?
Ringraziando per l'attenzione, porgo distinti saluti
Aldo Galli

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