Aperto il nuovo anno pastorale
Beschi: «Al servizio dei deboli»

Una Chiesa che si disponga ad accogliere gli ultimi, capace di essere essa stessa ultima. È l’esortazione centrale dell’omelia pronunciata sabato dal vescovo Francesco Beschi durante la Messa di apertura del nuovo anno pastorale.

Nella cattedrale si sono riuniti i fedeli di molte parrocchie per la solenne celebrazione eucaristica che ha concluso i lavori di venerdì dell’assemblea diocesana e ha di fatto avviato il cammino dei tanti operatori pastorali che presteranno servizio nelle loro comunità.

È sul tema dell’accoglienza, fulcro del Vangelo di Marco che viene letto oggi nella Messa domenicale, che monsignor Beschi ha sviluppato la sua riflessione. «Ci siamo così abituati alle parole del Vangelo - ha detto il vescovo - che facciamo fatica a coglierne le provocazioni. Gesù ci dice che chi vuole essere grande deve diventare piccolo e ultimo e l’ultimo è colui che si mette a servizio di tutti».

Riprendendo l’immagine evangelica di Gesù che pone un bambino in mezzo al gruppo dei Dodici, il vescovo ha spiegato come un bimbo ben rappresenti quegli ultimi che non pesano e che non contano. «Sono i piccoli che possono essere innalzati con forza dalle braccia di chi vuole loro bene - ha detto -, quella stessa forza che viene usata a volte anche per schiacciarli».

Ai rappresentanti delle comunità parrocchiali monsignor Beschi ha rivolto l’invito ad essere capaci di accogliere tutti, senza distinzioni. «La grandezza della Chiesa si misura anche dalla sua capacità di disporsi ad essere ultima. Sono a volte dispiaciuto per la rappresentazione di una Chiesa che persegue privilegi. Non ambiamo a privilegi, ma la Chiesa sia vicina a chi non pesa, a chi non conta».

Il vescovo ha individuato anche le fatiche dell’apertura verso gli altri. «Ci diciamo pronti all’accoglienza - ha continuato -, ma ci blocchiamo davanti a quegli ultimi che sono fastidiosi. È proprio così: quando una persona ci dà fastidio, la teniamo sulla porta. Il Signore ci invita a non chiuderci nei nostri alibi, in una Chiesa che diventa così rigida e non accogliente».

L’augurio finale, che monsignor Beschi ha ben racchiuso nella lettera scritta alle famiglie per l’inizio dell’anno pastorale, ha abbracciato tutti e un pensiero particolare è andato ai giovani sposi. «Avvertiamo la precarietà che, in qualche modo, le giovani coppie incontrano sulla loro strada - ha detto -. Facciamo in modo che possano però trovare, insieme a tutti noi, nella Chiesa, una casa dove potersi sentire bene e rafforzare nell’amore».

Al termine della celebrazione il vescovo ha pronunciato la preghiera di benedizione degli operatori pastorali, perché, crescendo nella fede, possano essere testimoni vivi del Vangelo. Ai piedi dell’altare monsignor Beschi ha quindi consegnato simbolicamente ad alcune persone una copia della lettera alle famiglie e del sussidio biblico-catechistico.

A ricevere il dono sono stati una giovane coppia, una famiglia con quattro figli, una coppia di anziani, due religiose, due religiosi e due sacerdoti, a simboleggiare la grande famiglia della Diocesi bergamasca, pronta ad accogliere l’invito del vescovo a costruire «una Chiesa della quotidianità, radicata sul territorio, ma soprattutto radicata nel vivere quotidiano delle persone».

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