Al Sarpi si studia l'Antartide
Al via anche una mostra

Può un classe di un liceo o addirittura di una scuola media dire la sua su un continente così grande come l'Antartide e addirittura esporsi in un evento così serio e importante come BergamoScienza? Può evidentemente, come chiunque potrà toccare con mano. Il 4 ottobre infatti al Liceo Classico Sarpi di Bergamo apre al pubblico una mostra/laboratorio sull'Antartide, quasi una microcellula di una delle basi di ricerca - e sono ben 47 – che nel continente ghiacciato vedono all'opera ogni anno, in condizioni al limite della sopportabilità, circa 3000 ricercatori di 27 nazioni.

La “microcellula antartica” del liceo bergamasco nasce dall'incrocio tra un programma internazionale (Italia, Germania, Nuova Zelanda e Stati Uniti) dedicato agli studenti e denominato Andrill (http://www.andrill.org/flexhibit) e l'apertura mentale straordinaria nonchè la voglia di attualizzare le ore di scienze del programma ministeriale di una docente di seconda liceo.

La professoressa Francesca Allievi è geologa e dunque con la passione delle “terre”, comprese quelle ghiacciate come l'Antartide. Ma ci voleva, per concretizzare l'idea, anche tutta la passione di Matteo Cattadori di Trento che, per lavorare con cognizione perfetta con gli studenti del Sarpi e in futuro di altri licei e medie, in Antartide è stato ufficialmente spedito, così da prendere visione di come stanno le cose e trasmettere saperi e passioni anche ai ragazzi. Cattadori- e il suo collega Carlo Ossola del Museo dell'Antartide di Genova - hanno messo a punto e tradotto dunque il manuale “Andrill” (http://www.progettosmilla.it/andrill.shtml) e sono pronti ad assistere sia l'allestimento della mostra - laboratorio sperimentale che aprirà al pubblico il 4 ottobre fino al 18, sia esperienze analoghe in altre scuole della penisola, dall'arco alpino alla Sicilia.

E' così che la Geografia, uscita dalla porta, anzi letteralmente cacciata dall'insegnamento superiore e confinata a poche ore all'anno soltanto nelle classi prime, rientra onorevolmente dalla finestra. Il lavoro sull'Antartide degli studenti bergamaschi è ovviamente multidisciplinare come è giusto che sia; così le scienze della terra, del mare, la climatologia si intrecciano con i dati puramente geografici, ma ormai è prassi studiare per “mappe concettuali”, sconfinando da una materia all'altra.

“Ci saranno allora varie distinte sezioni - come racconta Michele, studente della 2^ H - a cominciare da Antartide oggi, una descrizione puramente geografica, non geologica per dare un'idea al visitatore, poi ci sarà un'esposizione di sedimentologia, una di climatologia, importantissima perché dall'Antartide si capisce come era il pianeta una volta”. Michele e gli altri dell'intera classe hanno lavorato sul progetto anche durante l'estate con grande entusiasmo e il loro contributo alla sensibilizzazione sui problemi pendenti sul continente ghiacciato sarà importante. “E' un tema affascinante – precisa ancora Michele - perché l'Antartide è una terra piena di segreti e forse l'unico luogo sulla terra che rimane ancora incontaminato, quindi suscita grande interesse. E' sotto una certa tutela e l'uomo lì vi accede solo per scopi scientifici; da ciò il grande interesse, in primo luogo perché è una miniera di informazioni e in secondo luogo proprio perché è una terra di cui tutti conoscono l'esistenza ma di cui nessuno conosce le fattezze specifiche. Insomma è un argomento noto e ignoto allo stesso tempo quindi può essere interessante sia per noi sia per chi ci ascolterà e verrà a vedere”.

D'accordo ma non su tutta la linea, anche il prof. Carlo Alberto Ricci che con l'Antartide ha una consuetudine più che ventennale. E' lui che nel 1991 istituisce il Museo Nazionale dell'Antartide all'Università di Siena (http://www.mna.it) e che ha ruoli di primo piano in tutte le istituzioni di ricerca nazionali e internazionali sorte per favorire la ricerca scientifica in quel continente. “ Se si va vedere il trizio, si trova il picco di presenza già negli anni ‘60 in Antartide. Gli esperimenti si facevano e si fanno nella parte settentrionale del globo, però la circolazione soprattutto quella della parte alta dell'atmosfera è globale. Arrivano così in Antartide anche inquinanti, la trielina ad esempio. Che questi siano ambienti incontaminati come dicevano i nostri chimici all'inizio (questo è il bianco in termine chimico, come per dire che qui non c'è niente, e da qui in poi si conta l'inquinamento) no, in realtà quelli non erano bianchi perché partecipavano al sistema globale. Il discorso è simile per la CO2 e l'effetto serra: è aumentata la CO2, si è alzata la temperatura, chi si è mosso prima se l'uovo o la gallina, non mi interessa, c'è però un feedback che si innesca e favorisce questa cosa. E adesso in più c'è l'uomo…”.

Nel frattempo qualcosa d' altro si muove. E proprio da Bergamo e da Torino parte l'azione denominata “Manifesto per i Poli”, che sarà presentata ufficialmente a Torino tra poche settimane.
Ada Grilli

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