«Ho visto un'ombra sfrecciare»
Il racconto del dramma sul Shisha

«È stato un attimo, una frazione di secondo... L'ho intravisto con la coda dell'occhio scivolare giù velocissimo, dietro di me, senza che potessi far qualcosa per aiutarlo... Avevo delle corde, ma è successo tutto così rapidamente, così inaspettatamente...». Marco Astori - l'alpinista di Dossena che precedeva Roberto Piantoni lungo la strada del ritorno - racconta così la tragedia consumatasi la notte tra mercoledì e giovedì sullo Shisha Pangma, nella catena hymalayana, dove Piantoni, 32enne alpinista di Colere, ha perso la vita scivolando per settecento metri lungo una parete di ghiaccio.

Astori è ancora sconvolto da quell'immagine: «L'ho visto sfrecciare sotto di me senza poterlo aiutare. Cosa sia successo non lo so, ma è molto probabile che abbia ceduto la corda fissa sulla quale poco prima eravamo passati sia io sia Yuri (Yuri Parimbelli, alpinista di Seriate - n.d.r.). Erano corde fatte passare da altre spedizioni e probabilmente hanno ceduto. Roby non era uno che faceva errori, era il migliore. Sono senza parole, per me è come aver perso un fratello».

La tragedia si è consumata verso le tre del mattino (ore tibetana) di giovedì 15 ottobre. Piantoni, Astori e Parimbelli avevano lasciato il campo base alle 20.30 di mercoledì decisi a raggiungere la cima della Shisha Pangma «in velocità» (senza alcuna sosta), seguendo «la via degli inglesi». Tutto stava andando per il meglio, ma arrivata a 6.700 metri di quota, Astori ha cominciato ad avere qualche problema, da qui la decisione di tornare indietro tutti insieme.

«C'era molto ghiaccio e molta neve - racconta Astori -, sulla neve usavamo picozze e ramponi, sul ghiaccio utilizzavamo le corde fisse delle vecchie spedizioni. Arrivati su un lastrone di ghiaccio con una pendenza del 50%, davanti c'era Yuri, poi io e dietro di me Roby. Yuri era già passato e io ero ormai arrivato dall'altra parte quando è successo tutto così rapidamente... un'ombra mi è sfrecciata via senza nemmeno un grido, un lamento...».

Astori e Parimbelli restano ammutoliti. Con le lacrime agli occhi decidono di scendere al ca,mpo base in cerca di aiuti. Giù ci sono gli alpinisti della spedizione spagnola "Sul filo dell'impossibile" e con loro tornano sulla parete di ghiaccio, trovano il corpo ormai senza vita di Piantoni, lo chiudono in un sacco a pelo e lo adagiano in un crepaccio. Se e quando recuperarlo è stato deciso nel tardo pomeriggio di venerdì: «La scelta  del recupero - dice Astori con le lacrime agli occhi - è una decisione che spetta solamente alla famiglia e a noi che siamo qui, e a nessun altro». Decidere non è stato facile, ma ormai la scelta è stata fatta: la salma di Roby tornerà nella sua Colere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA