Suisio piange Elio Lodovici
La moglie: «un'esperienza terribile»

«Mia madre ha avuto un'esperienza terribile e non sa darsi pace»: così racconta Adam Lodovici, figlio di Elio Lodovici, il noto imprenditore, fondatore e presidente della lodauto Spa, morto nella notte tra sabato e domenica nella sua villa di Suisio, rimasto schiacciato nell'intercapedine dell'ascensore di casa in cui l'uomo aveva tentato di infilarsi per cercare di uscire sul pianerottolo dopo che l'ascensore stessa si era fermata tra un piano e l'altro.

Sabato sera, come sempre, Elio Lodovici e la moglie Maria Daminelli – una coppia affiatatissima e molto unita, sposati dal 1970 – avevano deciso, poco dopo la mezzanotte, spento il televisore, di trasferirsi dalla taverna della villa al secondo piano, dove si trovano le camere dal letto. Per fare questo, come sempre, hanno usato l’ascensore interno della casa.

A questo punto la tragedia. L’ascensore si ferma inspiegabilmente e le porte rimangono chiuse. I coniugi Lodovici sono senza cellulare e l’ascensore non ha telefono interno per far scattare l’allarme. Dopo qualche momento di indecisione, Elio decide di forzare le porte e riesce ad aprirle. Si intravede uno spazio alto una quarantina di centimetri sotto il pianerottolo del secondo piano. L’aria non manca ma Elio decide di tentare di uscire, mettendosi bocconi e facendo calare nel vuoto le gambe. Lo spazio però non è sufficiente e l’uomo rimane bloccato all’altezza del torace, non riesce più a muoversi né verso l’alto né verso il basso.

La moglie, rimasta all’interno dell’ascensore, cerca di tirarlo verso l’alto per farlo risalire, ma tutto è inutile. Piano piano Lodovici perde i sensi. La donna comincia a urlare e le sue grida sono sentite dai vicini e scatta quindi l’allarme.

Il primo ad arrivare è il figlio Adam, che abita in una villetta a Curno e subito dopo vigili del fuoco, carabinieri e ambulanza del 118. La signora Maria viene liberata ma per il marito Elio purtroppo non c’è più nulla da fare.

La villa di via don Gambirasi, con ampio giardino, è stata acquistata dai coniugi Lodovici nel 1980 e ampiamente ristrutturata. In quella occasione era stata ricavata la taverna e realizzato l’ascensore, sottoposto regolarmente a revisioni e controlli.

A diverse ore dall’accaduto Maria Daminelli è ancora fortemente scossa e distrutta dal dolore, è sedata con dei calmanti e non vuole parlare se non con i più stretti familiari.

Intanto per tutta la giornata di oggi è continuato il mesto afflusso di parenti, amici e conoscenti nella villa di via don Gambirasi. In molti hanno voluto porgere l'ultimo saluto alla salma, composta nella bara, a pochi metri da quell’ascensore che ha determinato una morte tanto incredibile quanto atroce. Ai funerali di martedì pomeriggio, nella parrocchiale di Suisio, saranno certamente in tanti a testimoniare dolore e affetto nei confronti di un uomo e di una famiglia molto stimati. Ci saranno anche molti dei lavoratori della Lodauto, che conta sette sedi nella Bergamasca e 170 dipendenti, alcune delle quali lavorano per l’azienda da venti o trent’anni.

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