Con la crisi cresce il risparmio
e ci si appoggia alla famiglia

La crisi economica preoccupa, ma solo il 14,4% dei bergamaschi dichiara di averne realmente risentito. A pesare di più è il senso di precarietà, la perdita di capitale e le spese quotidiane, che sono fonte di preoccupazione per l’85,1% della nostra gente.

Le famiglie scelgono così di risparmiare, scegliere prodotti a costo inferiore, stare più attenti alle offerte e aumentare, quando possibile, gli straordinari. Magari la crisi non incide sulla busta paga, e non si può parlare di una riduzione drastica dei consumi, ma la percezione della recessione promuove uno stile di vita una maggiore consapevolezza rispetto all’acquisto.

È quanto emerge da una ricerca condotta dal Centro diocesano di pastorale sociale e dall’Università degli studi di Bergamo che verrà presentata giovedì 5 novembre in un incontro al Centro congressi Giovanni XXIII a partire dalle 14,30.

Nei mesi scorsi un campione di bergamaschi è stato sottoposto a un questionario in modo del tutto casuale, grazie a uno stand posto prima a Bergamo centro, poi a Lallio e a San Pellegrino. Non è un'indagine statistica dai grandi numeri ma ha il merito di essere una delle prime e rappresentativa della società bergamasca. Aprirà un'iniziativa dal titolo «Vizi e virtù. Verso nuovi stili di vita» in programma per quattro venerdì a partire dal 13 novembre (Casa del Giovane, dalle 20,45) con Martino Doni e Stefano Tomelleri dell’Università degli studi di Bergamo che introdurranno il tema.

«Abbiamo voluto soprattutto indagare – spiega l’autrice Claudia Proserpio, laureata in psicologia clinica e collaboratrice del Cdps – qual è la percezione della crisi economica nei bergamaschi e delle tematiche ambientali e quanto questa percezione influenzi poi il loro agire». E a sorpresa se, per la maggior parte dei bergamaschi, la crisi economica è qualcosa che tocca da lontano (la pensa così l’85,6%), comunque lo stile di vita in fatto di consumi è cambiato.

In gran parte si sono fatti più attenti ad evitare gli sprechi e, se non aumenta l’uso dei mezzi pubblici e non diminuiscono le richieste di mutui e finanziamenti, d’altra parte in fatto di spese non ci si concede strappi neppure nell’acquisto dei beni di prima necessità. Si risparmia, si sta attenti alle offerte al supermercato, si scelgono i prodotti con un costo inferiore: almeno il 72,5% delle famiglie ha scelto di adottare nuove strategie nel quotidiano per contrastare la crisi.

«Un altro dato significativo – osserva Claudia Proserpio – su questo fronte è che solo il 7,9% dei bergamaschi crede che si possa affidare alle istituzioni e alla politica per risolvere i suoi problemi: la maggior parte, il 73,3% si affida alla rete familiare e il 18% alle parrocchie e alle associazioni».

La famiglia risulta dunque essere il supporto maggiore in caso di difficoltà, mentre la sfiducia nella politica e nelle soluzioni che adotta per fronteggiare il disagio della gente comune aumenta. E il campione di riferimento è quanto mai vario: il 51,1% uomini e il 48,9% donne, di età prevalente dai 40 ai 60 anni (nel 43,7% dei casi), nel 34,8% lavoratori dipendenti, seguiti da un 27,7% di pensionati e dal 14% di professionisti. Il 51% sono famiglie fino a quattro componenti e nell’8% addirittura fino ad otto componenti. Il livello di istruzione è medio: con un 44% di diplomati, 20% di laureati e altrettanti con la sola licenza media.

«È la famiglia la risposta dei bergamaschi alla crisi economica – osserva don Francesco Poli, direttore del Cdps –: questo è il dato di realtà che emerge con forza dalla ricerca condotta con l’Università. Davanti alla perdita di lavoro o anche solo in una situazione di difficoltà temporanea o percepita, i bergamaschi hanno cercato sostegno nella rete parentale e amicale».

Un altro elemento che emerge dalla ricerca è la grande attenzione alle tematiche ambientali. Il 99,3% conosce e pratica la raccolta differenziata, il 57,3% usa le lampade a risparmio energetico nell’abitazione di casa, il 77,9% si tiene informato attraverso i mass media. La volontà di vivere in un ambiente immerso nella natura condiziona poi la scelta per esempio dell’abitazione: il 70% dei rispondenti possiede infatti un alloggio con giardino e l’87,9% sceglie un’abitazione in una zona residenziale lontano dalle industrie. Il 54% frequenta i parchi pubblici.

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