A Bergamo prezzi giù, ma resta la città più cara

A Bergamo prezzi giù, ma resta la città più caraTra le variazioni all’insegna del segno «più» comunicazioni, bevande analcoliche, alberghi e ristoranti

Bergamo segna finalmente mezzo punto a suo favore contro il carovita: l’inflazione è infatti scesa, anche se solo di uno 0,1 per cento. Ma, pur registrando questo calo, la piazza orobica rimane sempre la regina del carovita.

Se, infatti, nel mese di febbraio - secondo le anticipazioni Istat (il dato definitivo verrà reso noto solo il 16 marzo prossimo) -, l’inflazione nelle 12 città campione è tornata a salire, con un tasso annuo che si attesta al 2,3 per cento contro il 2,2 per cento registrato il mese scorso, all’ombra delle mura venete invece il tasso tendenziale (ossia la variazione percentuale rispetto a febbraio 2003) segna, così come verificatosi 30 giorni fa, una diminuzione passando dal 2,8 per cento al 2,7 per cento.

A casa nostra le cose vanno meglio anche dal punto di vista dell’aumento dei prezzi su base mensile, dove si rileva sì un aumento rispetto a gennaio dello 0,2 per cento, ma sempre inferiore, anche se solo leggermente, rispetto alla lievitazione evidenziata dai dati nazionali (più 0,3 per cento).

Nonostante le incoraggianti nuove notizie e la speranza che questi timidi spiragli di miglioramento anticipino un atteggiamento di effettiva controtendenza per i mesi a venire, Bergamo rimane comunque la città più cara d’Italia, uguagliata solo da Genova (che però segna una variazione mensile più alta dello 0,2 per cento rispetto a quella locale).

A Bergamo i capitoli di spesa che hanno subito le variazioni congiunturali più significative all’insegna del segno «più» sono stati quelli dei generi alimentari e quelli delle bevande analcoliche (più 0,5 per cento). Seguono le comunicazioni (più 0,4 per cento) e poi alberghi, ristoranti e pubblici esercizi con una crescita percentuale dello 0,3 per cento.

«Benché Bergamo si stia lentamente avvicinando alla media nazionale - ha commentato il presidente orobico dell’Adiconsum Bortolo Baronchelli -, dall’Osservatorio comunale sui prezzi non arrivano però notizie confortanti. Il paniere di febbraio evidenzia infatti che il prezzo di ben tredici prodotti sono aumentati, quattro sono rimasti invariati e solo in sei casi sono scesi».

«Da parte dell’Istat - aggiunge Umberto Dolci, presidente della Federconsumatori di Bergamo - serve maggiore trasparenza: al consumatore deve essere offerta la possibilità di verifica dei dati diffusi. Lo stesso discorso vale per il panierino locale: il prezzo di alcuni prodotti non corrisponde a quelli riscontrabili nel quotidiano (vedi ad esempio un chilo di pane a 2,76 euro contro i 3 euro che invece normalmente si spendono per la stessa quantità di prodotto in un comune panificio cittadino)».

«Ci auguriamo - ha concluso quindi l’assessore al Commercio del Comune di Bergamo Fabrizio Antonello - che la nostra città, sul fronte dell’inflazione, proceda in controtendenza anche nei mesi a venire. Nel frattempo – ha annunciato poi l’assessore comunale – partirà a breve "Pizza amica", l’iniziativa promossa da Ascom e Confesercenti con il patrocinio del Comune, che si propone di offrire un pasto a prezzo fisso in diverse pizzerie della città».

E carovita e caroprezzi saranno in primo piano anche lunedì sera all’incontro organizzato dalla federazione provinciale del Partito della Rifondazione comunista, con inizio alle 20.30. L’appuntamento si svolgerà al circolo Arci E=mc2 in via Leone XIII a Bergamo.

(27/02/2004)

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