Aggredita da un ladro a Romano
«Pensavo volesse uccidermi»

«Ho pensato volesse uccidermi soffocandomi. Ora vivo nel terrore». Non dimenticherà facilmente quegli attimi Vittoria Cipriani, assalita domenica mattina nella sua casa di Romano da uno dei due ladri che si erano intrufolati nell’appartamento.

«Ho pensato volesse uccidermi soffocandomi, ecco perché ho usato tutte le mie forze per reagire e divincolarmi, ma ora vivo nel terrore». Non dimenticherà facilmente quegli attimi Vittoria Cipriani, operatrice sanitaria di 54 anni, assalita domenica mattina nella sua casa di Romano da uno dei due ladri che si erano intrufolati nell’appartamento ed erano stati colti sul fatto mentre rubavano da una delle stanze.

La donna, originaria di Catanzaro, ma da quarant’anni residente a Romano, ha subìto un trauma mandibolare, provocato dalla pressione che l’aggressore faceva sul viso con la mano sinistra. Momenti di angoscia per Vittoria Cipriani che si è sentita anche soffocare quando insistentemente l’uomo le schiacciava la gola con il pollice delle stessa mano e le sbatteva la nuca contro lo stipite della porta del bagno. Il tutto per evitare che potesse essere visto bene in volto. È a quel punto che l’operatrice sanitaria ha reagito: «Non respiravo più e ho spinto lontano quell’uomo con il braccio destro, che si è slogato, ma forse quel gesto istintivo e azzardato mi ha salvata».

Teatro dell’accaduto l’appartamento posto al piano rialzato di una palazzina di vicolo Algisio da Romano, al civico 14, dove la donna abita col convivente Lucio Intiso. Domenica mattina Vittoria Cipriani stava preparando il pranzo quando si è accorta che mancava un ingrediente: ha così mandato il compagno ad acquistarlo al centro commerciale. Erano le 8,45, quando la donna è rimasta sola in casa.

Alle 9,30 si è recata in bagno e poco dopo ha sentito dei rumori: «Pensavo fosse Lucio – racconta – ma quando sono uscita in corridoio mi sono trovata di fronte un individuo sui 35 anni, che non ha mai detto una parola, ma è stato rapido nell’avventarsi contro di me, mettermi la mano in faccia e premere sul collo quasi soffocandomi. Non ho avuto la forza e il tempo per urlare, ma pensando volesse uccidermi ho reagito e l’ho spinto lontano». Solo allora Vittoria Cipriani ha notato un secondo individuo che proveniva dallo studio: ha raggiunto l’uscita di casa seguito dal complice. «Li ho seguiti fin sul balcone d’ingresso, poi loro hanno scavalcato il cancello e una volta in strada hanno avuto il tempo e il coraggio di voltarsi verso di me e mostrare il dito medio alzato».

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