Aggressione, Doni interrogato
«Così ho difeso la mia privacy»

Dopo l’aggressione dello scorso 21 settembre, Cristiano Doni è stato interrogato per un quarto d’ora in procura a Bergamo. L’ex calciatore si è difeso sostenendo di aver reagito in quel modo perché la sua privacy, e quella dei suoi familiari, veniva violata.

Dopo l’aggressione dello scorso 21 settembre, Cristiano Doni è stato interrogato per un quarto d’ora nella mattinata di lunedì 11 novembre, in procura a Bergamo. L’inchiesta che è stata aperta, lo vede indagato per rapina nei confronti del fotografo Sergio Agazzi, che l’aveva immortalato in alcuni scatti mentre l’ex capitano dell’Atalanta passeggiava in piazza della Libertà, a Bergamo.

Le foto non sono mai state utilizzate: il fotografo era stato strattonato e l’ex calciatore lo aveva obbligato a consegnargli la scheda di memoria che si trovava nella macchina fotografica.

Doni si è difeso sostenendo di aver reagito in quel modo perché la sua privacy, e quella dei suoi familiari, veniva violata dagli scatti del fotografo.

La vicenda risale al primo pomeriggio di sabato 21 settembre: l’ex calciatore avrebbe prima pranzato al Bobino con la moglie e i due figli, oltre ai suoceri, e poi avrebbe passeggiato verso il centro. Occhiali scuri, barba folta, Doni è stato però riconosciuto e il fotografo ha tentato di approfittare della sua presenza per scattare qualche foto. Ma l’ex calciatore lo ha notato, appena uscito dal locale, bloccato e strattonato per farsi dare la scheda di memoria con gli scatti dove erano immortalati, secondo l’ex atalantino, anche i suoi figli. L’ex capitano avrebbe preso il fotografo dal bavero per avere le foto, per poi allontanarsi con la scheda di memoria della macchina fotografica. Il fotografo ha sporto immediatamente denuncia per l’accaduto.

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