Aiuti alla maternità dalla Regione:
sono scintille tra Ncd e Lega Nord

La maggioranza di centrodestra non ha ancora trovato un accordo sui criteri di accesso ai fondi regionali di sostegno alla maternità. Le distanze, in particolare, riguardano Lega Nord e Nuovo centrodestra.

La maggioranza di centrodestra non ha ancora trovato un accordo sui criteri di accesso ai fondi regionali di sostegno alla maternità. Le distanze, in particolare, riguardano Lega Nord e Nuovo centrodestra. La «pietra dello scandalo» era stata la proposta dell’assessore regionale alla Famiglia, Cristina Cantù (Lega), di inserire tra i criteri di accesso ai fondi Nasko e Cresco l’obbligo della residenza in Lombardia da almeno 5 anni (adesso è previsto un anno).

La bozza portata dalla Cantù contiene ancora il criterio dei 5 anni di residenza per l’accesso ai fondi, su cui Ncd ha posto un veto. In più l’assessore ha inserito un’ulteriore norma, che forse nelle sue intenzioni avrebbe dovuto andare incontro alle richieste degli alfaniani, ma che però Ncd ritiene ancora più discriminante.

In pratica viene prevista la possibilità di «aggirare» il criterio dei 5 anni di residenza in Lombardia, a patto però che si sia residenti da un anno e contribuenti fiscali con una retribuzione di almeno 4.800 euro annui. In pratica, sottolinea il vicepresidente della commissione regionale Sanità, Angelo Capelli (Ncd), «viene detto: ti diamo il contributo però solo se hai un reddito». Ma «questo è ancora più discriminante, perché si va a colpire chi ha più bisogno».

Il consigliere del Nuovo centrodestra, comunque, si mostra fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo: «Una giusta mediazione potrebbe essere la richiesta di uno o due anni di residenza, in modo da eliminare le richieste strumentali di chi viene da fuori regione».

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