Arresto respiratorio per oltre 15’
Il professor Parenzan è gravissimo

Il celebre cardiochirurgo si è sentito male nella propria abitazione nella tarda serata di giovedì. Soccorso e intubato, è stato poi trasferito nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Decisive le prossime ore.

Un arresto respiratorio, con conseguente ipossia grave, ovvero mancanza di ossigeno, quindi un arresto cardiaco prolungato: questo è accaduto al «re dei trapianti», il cardiochirurgo di fama internazionale, icona nel mondo dell’eccellenza sanitaria di Bergamo.

Lucio Parenzan, alla soglia dei 90 anni, è ricoverato dalla notte tra giovedì e venerdì all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La notizia era già nota a «L’Eco di Bergamo», ma per rispettare la volontà della famiglia si era scelto di non pubblicare nulla. Ieri, la direzione ospedaliera ha diramato un comunicato ufficiale: «Gravi ma stabili le condizioni del professor Lucio Parenzan, ricoverato da venerdì scorso in prognosi riservata nella Terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII. Il prossimo aggiornamento è previsto per martedì pomeriggio (oggi ndr)».

Poche parole, sobrie e rispettose della privacy come si conviene in questi casi: Lucio Parenzan sta lottando con ogni sua fibra dal suo letto in Terapia intensiva al Papa Giovanni. I familiari, a stretto contatto con i medici, hanno già ufficializzato, per averle da tempo conosciute e condivise, le volontà dell’illustre cardiochirurgo: qualora la sua situazione, già critica, dovesse precipitare e sussistessero le condizioni mediche e cliniche previste, non ci sarebbero ostacoli a che Lucio Parenzan entri nel programma di donazione degli organi. Una volontà che appare come logica conseguenza di tutta la vita del grande cardiochirurgo: oltre 350 trapianti di cuore in più di trent’anni di attività.

Il suo, di cuore, nella notte tra giovedì e venerdì è stato in arresto per oltre 15 minuti: «In seguito all’arresto respiratorio, i familiari hanno immediatamente chiamato il 118 e già in casa sua Parenzan è stato sottoposto a tutte le manovre di rianimazione necessarie e intubato – illustra il direttore della Terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII – .Il cuore si è ripreso quasi subito, e il professor Parenzan, proprio perché tra gli organi è il cervello a soffrire di più in caso di ipossia, è stato immediatamente posto in ipotermia terapeutica. Per spiegare in modo chiaro per tutti, la procedura adottata per il professor Parenzan è stata identica a quella seguita nei giorni scorsi per il campione di Formula 1 Michael Schumacher. È stato in sostanza messo in coma farmacologico, questo perché in un paziente che si è trovato in condizioni di ipossia, e che per questo potrebbe aver subito danni cerebrali, va indotto un rallentamento del metabolismo basale, per aiutare gli organi a riprendersi».

Per Lucio Parenzan è stato così e ieri, continua il direttore della Terapia intensiva, dopo la valutazione sulla condizione di fegato,reni, polmone, cuore, che sono tornati a funzionare, è stato «spento, come si dice in gergo tecnico, il coma farmacologico e il paziente è stato riportato in una situazione normotermica. Contemporaneamente, abbiamo avviato le procedure e gli esami necessari per accertare la sua situazione neurologica». La scienza, spiegano i medici, dice che oltre i dieci minuti di ipossia il cervello subisce danni, anche irreversibili: ora è necessario valutare l’entità di questi danni, e per questo, con il paziente in condizioni stabilizzate, viene avviata tutta una serie di accertamenti. L’attività cerebrale, va specificato, c’è ed è stabile, per il professor Parenzan, anche se, spiegano i medici quasi sottovoce, i dati raccolti in queste ore lasciano purtroppo poco spazio alla speranza di una ripresa completa. Decisive comunque saranno le prossime ore.

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