Arteriopatie
a congresso

“Le arteriopatie obliteranti croniche periferiche: ieri, oggi e domani” è il titolo del convegno che Humanitas Gavazzeni insieme alla casa di cura “Beato Luigi Palazzolo” organizza per lsabato 12 giugno alla “Palazzolo” in via San Bernardino 56 a Bergamo, sotto la direzione scientifica di Gabriele Alari, direttore del Dipartimento di Angiologia della “Palazzolo”, di Marco Setti, direttore della Chirurgia vascolare Humanitas Gavazzeni, e di Piero Bonadeo, direttore dell'Unità dipartimentale di Day surgery e Chirurgia vascolare dell'Asl 20 di Tortona (Alessandria) .

“Dopo aver affrontato negli anni scorsi in altri convegni la stenosi carotidea e gli aneurismi dell'aorta addominale, era gioco forza affrontare il tema delle arteriopatie obliteranti croniche periferiche – spiega Gabriele Alari -. Lungi dall'essere una patologia minore, data la sua localizzazione più periferica, le arteriopatie obliteranti delle arterie degli arti inferiori rappresentano il terzo argomento principe della cultura angiologica, sia per la loro importanza intrinseca distrettuale, che può porre a rischio l'esistenza stessa dell'arto colpito, sia per la loro importanza estrinseca inserita nell'ambito della patologia aterosclerotica polidistrettuale (coronarica e cerebrale), che può porre a rischio l'esistenza stessa dell'intero organismo”.

Terzo argomento principe angiologico, quindi, sia da un punto di vista scientifico, che da un punto di vista clinico. “Gli approcci diagnostici e terapeutici si sono recentemente arricchiti di nuove metodiche e possibilità di intervento – aggiunge Marco Setti -. Il Convegno vuole evidenziare tutti gli aspetti di tale patologia. Inoltre, si discuterà l'approccio terapeutico, in un primo momento attentamente medico ed angiologico, tramite l'ottimale controllo dei fattori di rischio vascolare, e le molecole antitrombotiche, ed in un secondo momento chirurgico vascolare od interventistico endovascolare”.

L'incontro si rivolge ai medici di medicina generale, medici internisti, angiologi e chirurghi vascolari ma anche agli infermieri e ai fisioterapisti a conferma della validità di un approccio multidisciplinare, più efficace per questa patologia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA