Attività artigianali addio
Cibo d’asporto per battere la crisi

Cibo pronto batte tacchi espressi dieci a zero. A Bergamo è più facile trovare di che sfamarsi piuttosto che un calzolaio o un ferramenta. Cambia il volto del commercio, complici il calo dei consumi e la concorrenza della grande distribuzione.

Cibo pronto batte tacchi espressi dieci a zero. A Bergamo è più facile trovare di che sfamarsi piuttosto che un calzolaio o un ferramenta. Cambia il volto del commercio, complici il calo dei consumi e la concorrenza della grande distribuzione.

In città crescono ristoranti, bar e punti vendita di cibo d’asporto, mentre tutte le vecchie categorie merceologiche vanno estinguendosi. Mercerie, drogherie, latterie e attività artigianali tradizionali (calzolai, vetrai, riparatori di biciclette, tappezzieri e via dicendo) sono ormai ridotte al lumicino.

Il fenomeno è più evidente in Città Alta, ma al di fuori delle Mura la situazione non cambia. In certi quartieri di Bergamo bassa fare la spesa senza ricorrere al supermercato può essere un problema. «Reggono macellai, fruttivendoli e panifici ma diffusi a macchia di leopardo - spiega Oscar Fusini, vicedirettore di Ascom -. I negozi di alimentari del centro si limitano alle vie Broseta, Locatelli e Masone. E l’unico alimentare della zona centralissima di Città bassa è il nuovo market di largo Rezzara. Il motivo di questi cambiamenti ? La concorrenza dei supermercati, il calo dei consumi e gli affitti troppo alti».

Leggi le due pagine dedicate all’argomento su L’Eco di Bergamo del 22 settembre

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