Belotti torna all’attacco di Gori
Un sindaco-sultano con minareti

Perse le elezioni, la Lega non pare avere intenzione di abbassare il tiro nei confronti di Palafrizzoni. Nei toni e nello stile il Carroccio sembra tornato alle origini, alzo zero contro l’immigrazione, senza se e senza ma. Con qualche caduta di stile.

Perse le elezioni, la Lega non pare avere intenzione di abbassare il tiro nei confronti di Palafrizzoni. Nei toni e nello stile il Carroccio sembra tornato alle origini, alzo zero contro l’immigrazione, senza se e senza ma.

E così, dopo la veranda e imposte comunali varie, il sindaco Giorgio Gori torna nel mirino di Daniele Belotti, al quale non si possa dire manchi la fantasia. Questa volta l’inquilino di Palafrizzoni è raffigurato come un sultano sullo sfondo di una Città Alta popolata dai minareti delle più celebri moschee del mondo e con tanto di suk ai piedi delle Mura venete. Ma siccome al Belotti piace un tantinino esagerare, nel fotomontaggio sul Duomo non c’è più la statua di Sant’Alessandro, bensì un’emblematica mezzaluna. Perché al segretario provinciale leghista la fantasia non mancherà, ma lo stile è un altro paio di maniche.

«Dopo due mesi dall’insediamento di Gori come sindaco di Bergamo, ecco i suoi primi provvedimenti», ricorda Belotti nel suo post su Facebook. «Ha tolto i braccioli dalle panchine in modo da favorire il riposino, comodamente distesi, di sbandati e ubriaconi stranieri. Si è dato un gran daffare per trovare una sede per il ramadan agli islamici e ha già promesso una nuova moschea. Si è messo in prima fila a dare il suo ok convinto alla requisizione della Cà Matta, un edificio destinato all’educazione ambientale per i bambini, per sistemare 40 profughi, o meglio clandestini, nel Parco dei Colli. Giorgio il sultano, prima gli altri poi i bergamaschi» chiosa il Pierino leghista.

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