Bergamasca sequestrata in Siria:
universitaria 21enne di Brembate

È una bergamasca di Brembate, Vanessa Marzullo, studentessa universitaria di 21 anni, una delle cittadine italiane delle quali non si hanno più notizie: entrambe sono irreperibili. Si trovavano in Siria, nella zona di Aleppo, per progetti umanitari. Sarebbero state rapite.

È una bergamasca di Brembate, Vanessa Marzullo, studentessa universitaria di 21 anni, una delle cittadine italiane delle quali non si hanno più notizie: entrambe sono irreperibili. Si trovavano in Siria, nella zona di Aleppo, per progetti umanitari. Sarebbero state rapite.

Oltre a Vanessa Marzullo - come conferma la Farnesina - non si hanno più notizie di Greta Ramelli di Besozzo, in provincia di Varese. Fondatrici del Progetto Horryaty, un’iniziativa di solidarietà per la Siria, le due ragazze erano arrivate in Siria il 28 luglio da Atma. Una terza persona sarebbe stata sequestrata con loro, ma non se ne conosce l’identità: il rapimento risalirebbe al 1° agosto.

Sin da subito stanno lavorando l’Unità di crisi e la nostra intelligence. Il ministero ha attivato «immediatamente tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti. Le due cittadine si trovavano ad Aleppo per seguire progetti umanitari nel settore sanitario e idrico». «L’Unità di crisi ha preso contatto con le famiglie tenute costantemente informate sugli sviluppi del caso».

Sulla pagina Facebook della loro associazione, di Vanessa Marzullo c’è scritto che è una «studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale, curriculum Attività Internazionali e Multiculturali - lingue: Arabo e Inglese». Vanessa, si legge ancora sulla pagina, è «volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social networks all'organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell'organizzazione e nella nascita del Progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”».

Secondo alcune fonti locali, che per prime hanno dato la notizia del rapimento, le due giovani sarebbero state sequestrate da qualche giorno, forse rapite da uomini armati che avrebbero circondato nella notte la casa in cui vivevamo con due guardie della sicurezza, rapite ma poi rilasciate subito. Per altre fonti siriane, interpellate dall'Ansa, è «ancora presto» per dire se gli autori del rapimento delle due cooperanti in Siria siano criminali comuni o appartenenti a qualche milizia. «Ancora non si sa nulla - hanno aggiunto le fonti - né sul tipo di sequestro né sulla regione dove le due giovani sono tenute».

Sulla pagina Facebook di Greta, che è al terzo viaggio in Siria e ha alle spalle già diverse esperienze in missioni umanitarie in Africa, l'ultimo aggiornamento risale al 31 luglio: una foto di Aleppo devastata dai bombardamenti e un ragazzo con il kalashnikov e un giubbotto mimetico che guarda le macerie davanti a sè.

Su quella di Vanessa, l'ultimo post è del 16 luglio. «Rosso, rosso come quel lettino, e sul lettino il corpicino martoriato della bambina di Aleppo le cui gambe sono state polverizzate da un'esplosione. Rosso come le macchie ormai incrostate sulle pareti e il pavimento, nell'angolo della stanza dove vi hanno torturati fino a farvi desiderare la morte, fino a farvi morire in maniera indicibile....», ha scritto la volontaria bergamasca. Le famiglie sono state informate e vengono tenute costantemente informate sugli sviluppi.

«Non sentivo Vanessa e Greta da qualche giorno», ha raccontato all'Ansa Roberto Andervill, terzo responsabile del progetto Horryaty, che a marzo era andato con loro per un sopralluogo nelle zone rurali di Idlib. Lì, raccontano i cooperanti su Facebook, si «era cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale, al fine di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto». «Durante questa missione - si legge - siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza». Questa volta, le due cooperanti erano entrate in Siria passando per Atma, uno dei più grandi campi profughi, vicino al confine con la Turchia.

Con Vanessa e Greta salgono a tre gli italiani rapiti in Siria: dal luglio dello scorso anno non si hanno più notizie di padre Paolo Dall'Oglio, 59 anni, gesuita romano che ha lavorato nel Paese per trent'anni. In tutto il mondo ci sono altri tre italiani sequestrati: Giovanni Lo Porto, 38 anni, cooperante scomparso in Pakistan da due anni; Gianluca Salviato, 48 anni, impiegato, sequestrato in Libia a marzo e Marco Vallisa, tecnico rapito un mese fa sempre in Libia.

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