Bergamaschi no speak english/2
«L’ostel? Pota, ghe n’è du». «What?»

Questo dialogo è realmente avvenuto nei giorni scorsi in via Novelli e può legittimamente inserirsi nel dibattito su Bergamo votata al turismo. Un giovane turista straniero un po’ spaesato chiede aiuto a un passante di mezza età.

Questo dialogo è realmente avvenuto nei giorni scorsi in via Novelli e può legittimamente inserirsi nel dibattito su Bergamo votata al turismo.

Un giovane turista straniero un po’ spaesato chiede aiuto a un passante di mezza età: «Excuse me, where is the Ostello?». «L’Ostello? Pota ghe n’è du a Berghem…» . «What…?». «Du, gh’è du ostello», e fa segno «due» con le dita. «Two ostello?». «Sé du. Té té conoset mia la via?». «Sorry…?». «Sé la via, la strit…». «Street? Antonio…», e non ricorda nient’altro. «Potà, ghe n’è de Antonio a Berghem. So mia. Ada, fa o bel laùr. Domanda ché alla caserma di carabinier…». «Cara…?». «Ca-ra-bi-nie-ri!» e gli indica la vicina caserma. «Police?». «Sé, pòlis, va lé. Sé però, sa pol mìa andà ‘n giro a l’estero sensa saì negot».

Mentre il ragazzo entra in caserma, l’indigeno si gira verso il sottoscritto che aveva seguito la scena: «Mé i capése mia chi turisti ché. I ve che in Italia, a Bèrghem, sènsa saì ona parola de italià…». «Sé, ‘lgà resù. Fai bé a dìghel»…

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